“Sono più importante io o il tuo smartphone?”

Articolo scritto dalla Dott.ssa Terry Bruno, pubblicato il 3 luglio 2014, Voci romane – corriere della sera

Ancora una volta ospitiamo un contributo della dottoressa Terry Bruno, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa. L’argomento di oggi è particolarmente interessante: il technostress che colpisce le coppie, ovvero l’ingombrante e invadente presenza di smartphone e altre appendici tecnologiche all’interno di un rapporto di coppia. Cosa ne pensate? Inviateci le vostre idee e esperienze sul tema, la dottoressa Bruno vi risponderà. Una volta tra i due partner della coppia si inseriva un terzo incomodo, magari fornito di curve al posto giusto o provvisto di quei requisiti che fanno girare la testa anche alla donna più fedele. Voi vi chiederete: “Perché una volta. Ancora oggi i tradimenti o l’interesse per un’altra persona sono all’ordine del giorno”. Quest’asserzione è senz’altro veritiera, ma attualmente a minacciare la serenità di una coppia è la tecnologia. Parliamo del Tecnostress, lo stress provocato dalle nuove tecnologie. Sembra che circa due milioni d’italiani siano colpiti da tale problema. La coppia del ventunesimo secolo viene anche definita 2.0, la stessa dicitura che si usa per indicare uno stato dell’evoluzione del World Wide Web (Web 2.0), rispetto a una condizione precedente. Sì, una condizione precedente in cui lui e lei sono l’uno accanto all’altra e magari litigano in continuazione, ma comunicano. Sempre più spesso la comunicazione risulta essere eterea, con lunghi silenzi alternati da sguardi sfuggenti distolti brevemente dal tablet, dal laptop, dall’iPhone o smartphone. Bellissima è l’immagine di lei e lui seduti l’uno accanto all’altra in camera da letto che non guardano la televisione (il terzo incomodo di qualche tempo fa, che s’inseriva tra le lenzuola della coppia) ma ognuno ha un proprio strumento tra le proprie mani: un computer portatile (laptop) o un cellulare di ultima generazione che permette di twittare, di collegarsi con persone all’altro capo del mondo tramite Skype, di postare su fb (facebook) l’ultima foto o video che interessa o chattare su whatsapp. I lunghi silenzi sono interrotti da suoni sempre più insistenti che preannunciano l’arrivo di e-mail o messaggi a cui non si riesce a fare a meno di rispondere. E allora in uno di loro può sorgere la domanda: “Caro, hai finito? Ti manca molto? Sai pensavo che magari potremmo…”. “Certo cara, rispondo a queste ultime due mail, aggiorno un attimo il mio sito e così poi sono libero per…”. E il tempo passa, come anche il desiderio sessuale. Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti circa il 16% degli uomini soffre di totale assenza di stimoli sessuali nei confronti della partner a causa del troppo tempo passato a postare e twittare. La dipendenza da Internet toglie tempo al rapporto, riducendo le fantasie sessuali e creando una crisi nella coppia. Come conseguenza di un uso eccessivo, si possono avere vari sintomi come ansia, attacchi di panico, insonnia e calo del desiderio. Il tecnostress è considerata una malattia ed è diffusa tra i manager che spesso sono sottoposti ad un uso prolungato dei nuovi mezzi tecnologici. Ma non ne sono esenti anche chi passa molto del proprio tempo a twittare e a postare su facebook. Addirittura in alcuni casi si è osservato il continuo utilizzo dello smarthphone anche durante il sesso. Sembra che il tecnostress abbia un maggiore effetto sugli uomini che sulle donne, provocando la riduzione della produzione di testosterone e questo spiegherebbe il calo del desiderio. Allora cosa fare? Come sconfiggere questo prepotente e invasivo intruso? Senz’altro occorre ridurre l’uso eccessivo di tali dispositivi tecnologici per poter ritrovare un’intimità ormai dimenticata, ma soprattutto è importante riattivare i propri sensi, dalla vista al tatto, senza tralasciare la voce, nelle sue innumerevoli sfumature. Ritrovare il piacere di guardare, di toccare, di odorare accompagnando il tutto magari con fantasie sessuali, può portare ad un risveglio sella sessualità e al piacere di rivivere sensazioni ormai relegate a qualcosa di virtuale. In questo modo si rifugge l’isolamento che involontariamente diventa parte integrante della propria vita. Occorre mettersi in gioco con il proprio partner senza aver paura del proprio corpo e delle proprie prestazioni. Spesso il rifugiarsi nella tecnologia risulta essere un alibi per non affrontare le proprie paure nella relazione di coppia. Questo non significa il dover evitare i dispositivi, ma piuttosto imparare a saperli gestire in modo tale che i partner non si sentano esclusi ma complici e, poi… staccate la spina per qualcosa di meno etereo e virtuale!

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