Un pericolo che può annientare la vita dei nostri ragazzi

Si continua ancora oggi a parlare di bullismo, anzi, sembra che il fenomeno sia  aumentato. In realtà, come molti sapranno, esiste da tempo, sempre con le stesse  modalità: aggressione verbale o fisica, con forti strascichi psicologici. La differenza  rispetto a qualche tempo fa è che attualmente l’utilizzo di Internet con youtube,  facebook, instagram, ask e soprattutto whatsapp ha ampliato i confini del bullismo,  non più limitandolo all’ambiente scolastico o a quello ricreativo o al tragitto da casa a  scuola o viceversa. Oggigiorno esso s’insinua anche attraverso le mura di casa non  lasciando più alcun spazio libero dall’aggressione. Ad avvalorare quanto detto è  l’ennesimo suicidio di un ventiseienne a Vercelli, per le innumerevoli foto pubblicate su  facebook dei vari tormenti subiti per lungo tempo. La classe scolastica non è sempre  ampiamente coinvolta nella risoluzione di tale fenomeno in quanto, molto spesso, non  si ha una conoscenza reale di come esso insorga e di come si differenzi da ciò che invece viene considerato un singolo atto di prevaricazione o uno scherzo o una  condizione normale che si verifica sempre da quando esiste la scuola e le dinamiche di  gruppo ad essa correlate. Inoltre ha anche paura di ammettere la presenza di tale  fenomeno nella propria scuola, in quanto una tale ammissione è considerata un’onta  per la scuola che ne è colpita. Io ritengo che invece ammetterne l’esistenza e agire  per risolvere il problema sia la dimostrazione di una forza e di una determinazione  fondamentali a salvaguardare ogni individuo di cui la classe scolastica è responsabile.  Non mi stancherò mai di specificare che il bullismo è una prevaricazione, psicologica o  fisica, reiterata nel tempo con lo scopo di fare del male a chi è ritenuto più debole o  “diverso”, con una disuguaglianza di forza tra chi lo attua e chi lo subisce. Ritengo che  sia molto importante intervenire sui ragazzi precocemente, in quanto il bullismo è  sempre più presente già in epoca prescolare. Importante è insegnare già da piccoli  che l’aggressività, che molto spesso i bambini manifestano, va canalizzata e non  ripetuta, in quanto il non monitorare tale comportamento non fa altro che insegnare  che esso è la modalità più adeguata per assumere un ruolo e avere potere. Altra cosa  importante da fare sui ragazzi è insegnare loro il valore del rispetto dell’altro e ad  essere responsabili dei propri comportamenti. Non  dimentichiamo che chi effettua atti  di bullismo molto frequentemente deumanizza la vittima e divide la responsabilità  dell’atto perché compiuto in gruppo o per aver eseguito degli ordini. Nel cyberbullismo  c’è ancora di più un distacco dalla realtà in quanto viene “postata/o” una foto o un video, che risulta essere un qualcosa di astratto e al di fuori della realtà, oltre allo  scrivere insulti o altro su uno schermo che isola da qualcosa di umano. Anche  un’educazione familiare autoritaria e non autorevole, magari accompagnata a  comportamenti aggressivi, può essere terreno fertile per lo sviluppo del bullismo. La  Scuola, a sua volta, può giocare un ruolo importante nell’insorgenza di tale fenomeno  particolarmente se esiste un clima di alta competitività. Gli insuccessi scolastici sono  tra le cause di aggressività e provocazioni, particolarmente se accompagnati da atti  vessatori da parte dei docenti. La Scuola, inoltre, può avere anche un’azione  protettiva particolarmente se riesce a motivare e a creare un attaccamento  all’ambiente scolastico, come forma di costruzione della propria vita e delle relazioni  sociali. Abbiamo parlato di cosa fare per prevenire il bullismo, con particolare  attenzione al bullo. Ma nel caso in cui ci trovassimo di fronte ad un soggetto più  debole, che ha difficoltà a reagire alle provocazioni, occorre insegnargli a credere in se  stesso e nelle proprie risorse, magari rivolgendosi ad un professionista che lo aiuti a  conoscere meglio se stesso, fornendogli gli strumenti necessari per affrontare le  prepotenze. Occorrono, quindi, mettere in atto dei progetti che agiscano su tre livelli:  ragazzi, genitori e docenti, con uno scopo preventivo e magari il più precocemente  possibile, con l’obiettivo di insegnare, a chi rappresenta il nostro futuro, delle relazioni  salutari atte al rispetto di se stessi e degli altri e, di conseguenza, alla prevenzione del  bullismo.

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