L’ultimo film di Sean Penn, in cui le emozioni sono le protagoniste
di Terry Bruno. La vera storia del truffatore John Vogel e del suo rapporto con la figlia.
Titolo originale: Flag Day
Regia: Sean Penn
Interpreti: Sean Penn, Dylan Penn, Josh Brolin, Norbert Leo Butz, Dale Dickey, Hopper Jack Penn.
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 107′
Origine: USA, 2021
Come si può deludere una persona che si ama? È uno degli interrogativi che nascono spontanei dalla visione di questo film che non lascia indifferenti.
Una vita in fuga è l’ultimo film di Sean Penn, come regista e attore, in cui le emozioni sono le protagoniste. Un racconto che potremmo definire on the road, tra gli anni settanta e la fine degli anni ottanta.
Il film narra la storia vera del truffatore John Vogel, interpretato da Penn, e del rapporto di amore e odio della figlia Jennifer Vogel (interpretata da Dylan Penn) per il padre.
Questa alternanza di emozioni è la conseguenza di un rapporto irrisolto tra un padre bugiardo, truffatore e rapinatore, e una figlia che lo ha idealizzato e che non vuole accettare la realtà. Questo sino all’età adulta, in cui è costretta a rendersi conto della vera personalità di chi ha amato tanto.
Il film è l’adattamento cinematografico del libro Flim Flam Man – The True Story of My Father Counterfeit Man (L’uomo della truffa, la vera storia di mio padre contraffatto), scritto dalla figlia di Vogel, Jennifer, diventata in seguito giornalista de The Stranger.
La difficile e complessa relazione tra padre e figlia
Dal punto di vista psicologico ed evolutivo, la figura paterna vive dentro la figlia per tutta la vita e ha un ruolo decisivo nel suo percorso di crescita. La sua presenza interrompe il rispecchiamento con la madre e permette alla figlia di poter uscire da quel nido di protezione.
La relazione tra padre e figlia è resa particolare e speciale dalla complicità, ammirazione reciproca, incoraggiamento e dall’espressione dell’affettività. Questo mix talmente naturale, ma allo stesso tempo complesso, trova la sua massima esplosione in adolescenza, attraverso “lo sguardo del padre”, fondamentale per le future relazioni e per la sessualità della giovane donna.
Infatti, il padre raffigura il primo incontro con il “maschile” e, in base al suo comportamento, la figlia ha possibilità di capire cosa aspettarsi dagli uomini, cosa sentire, cosa pensare. Si costruisce un mondo che influenzerà, in seguito, i rapporti con tutte le figure maschili che incontrerà, e si riattiveranno quelle impronte lasciate dal forte legame col padre.
Queste dinamiche relazionali sono, quindi, fondamentali per le scelte sentimentali e di vita di una donna. Nello stesso tempo, però, restano intrappolati in questa gabbia i propri sogni, le proprie speranze.
Ed è quello che succede a Jennifer, nel momento in cui è costretta a vedere in faccia la dura verità su suo padre. La sua reazione è una sorta di autodistruzione, ricorrendo a droghe, a frequentazioni poco raccomandabili.
Ma chi è John Vogel?
È un padre anticonformista, avventuroso, emozionante, che rende le giornate sempre eccitanti e diverse, per quella bambina che ascolta Chopin e che considera suo padre un eroe, con le sue storie inverosimili che servono da schermo ai suoi loschi traffici, ma che creano un alone di magia nella vita di Jennifer e del figlio più piccolo Nick, interpretato da Hopper Jack Penn, che resta però un po’ ai margini della storia.
Jennifer è costretta a costruirsi la sua vita da sola, lontana da una madre alcolizzata, abbandonata dal marito e lasciata sola con due figli da tirare su, e che cerca di far aprire gli occhi a due bambini che guardano il loro padre con ammirazione.
John Vogel è, come è stato definito dalla moglie, “un Peter Pan, mai cresciuto”, un bambino in un corpo da adulto, che nasconde anche a se stesso la realtà. E come lo fa? Raccontando bugie, mezze verità, storie piene di illusioni, per poi scappare nel momento in cui deve assumersi le responsabilità.
Ma nonostante la folle vita del padre, Jennifer continua a ricadere nella trappola, a voler credere in un possibile cambiamento, per poi ritrovarsi nuovamente delusa.
Quando il padre diventa il Principe Azzurro
Quando una figlia idealizza il proprio padre, proietta l’immagine fantasiosa che ha di lui e utilizza aggettivi sempre positivi per definirlo. La figura paterna è per lei maestosa, avvolgente, totalizzante, e riflette tutti i suoi desideri e bisogni.
È quel Principe Azzurro che si legge nelle fiabe, è l’eroe senza macchia e senza paura. Immaginiamo cosa succede nel momento in cui tutto questo scompare, è come sbattere il muso contro un muro che si pensava di essere in grado di attraversare, ma che si è poi rivelato impenetrabile, reale.
Ciò che colpisce nel film è proprio il tempestoso, ma profondo rapporto tra John e Jennifer: una bambina che sente il bisogno di essere speciale agli occhi del padre, il suo eroe, e un genitore che dovrebbe essere responsabile e con i piedi per terra, ma che si lascia trasportare dalle sue illusioni, dalle sue menzogne, alla ricerca di un qualcosa che plachi la sua frustrazione.
“Sono la figlia di mio padre, nel bene e nel male”
Una vita in fuga descrive, tra flashback emozionanti e dure realtà, come si possa e si debba venire a patti con il mondo reale, mettendo da parte la melanconica magia che avvolge molto spesso il passato, particolarmente quello vissuto attraverso gli occhi innocenti di un bambino.
A rendere ancora più emozionante e esplicativo il racconto è la triste e melanconica ballata My Father’s Daughter, uno dei brani che compongono la colonna sonora del film, cantata da Olivia Vedder.
“I am my father’s daughter, come hell or high water”
(Sono la figlia di mio padre, nel bene e nel male)
È uno dei versi che compongono il brano e che descrive appieno il legame padre-figlia, quel legame struggente tra John e Jennifer tanto cercato e alla fine tragicamente distrutto
Trailer del film Una vita in fuga