Bullismo e Bugie

Intervento della dr.ssa Terry Bruno, psicologa/psicoterapeuta, presidente Earth, al seminario “Bullismo e Bugie”

16 febbraio 2012, Scuola “Ippolito Nievo” di Padova

 

Buongiorno, sono Terry Bruno, psicologa/psicoterapeuta, Presidente della Earth, Scuola di Formazione in ambito clinico, psicologico, sportivo, aziendale, scolastico, criminologico.
Il bullismo tra gli adolescenti è stato a lungo considerato una tappa fondamentale e inevitabile dello sviluppo. Questa visione è totalmente cambiata negli ultimi anni. Numerosi studi hanno dimostrato che il bullismo è un problema comportamentale con gravi effetti negativi sia nell’immediato che a lungo termine. Inoltre, alcuni lavori americani hanno evidenziato che esso sta trasformandosi in qualcosa di più grave del razzismo, delle violenze sessuali e

dell’uso di alcol o droghe … per cui esso diventa un problema non solo della scuola, ma anche della struttura sociale.

L’attenzione al tema del bullismo, ma più in generale al tema delle relazioni caratterizzate dalla cultura della prevaricazione e da comportamenti pr

epotenti, è sempre maggiore. Attualmente, attraverso i mass media e non solo, siamo subissati da episodi sempre più allarmanti.Sentiamo parlare di bullismo, violenza minorile, stupri, pedofilia, maltrattamenti a donne e bambini, omicidi ogni volta più raccapriccianti, un escalation sempre maggiore in cui i termini prepotenza, aggressività, violenza, diventano alla fine sinonimi.
Di fronte a casi come questi indignarsi è umano e necessario, ma è anche opportuno porsi delle domande.
La maggior parte degli episodi avvengono tra le mura scolastiche, alcuni appaiono sulle cronache dei giornali, altri meno pesanti vengono filtrati, gestiti in modo riservato e rimangono oscuri alla cronaca
Sia gli insegnanti sia chi da anni lavora in tale settore, sanno quanto sia difficile lavorare con gli adolescenti che cambiano in fretta e che si disputano il potere nel gruppo con atti di prevaricazione sul più debole, sia esso timido o straniero o con un handicap o di religione diversa. In questo caso non parliamo di razzismo ma di chiusura alla diversità e all’utilizzo della fragilità altrui per un proprio vantaggio.

Il bullismo è in crescita? Tutti lo dicono ma nessuno lo sa con certezza in quanto non esistono indagini significative ed omogenee a livello nazionale.
In Italia, al contrario di quanto avviene in altri Paesi europei, la sperimentazione di progetti di intervento per la prevenzione del bullismo ha purtroppo ancora carattere locale.
Il bullismo è conosciuto in Italia dagli adolescenti (40%) ma comincia a lambire anche fasce di popolazione più giovane come i bambini, sin dalla scuola materna. Da indagini effettuate su un’ampia casistica di ragazzi in riferimento all’andamento del bullismo in Italia, si è osservato che circa il 40% dei ragazzi, in un’età compresa tra gli 8-11 anni, è vittima di atti di bullismo. Tale percentuale decresce significativamente con l’aumentare dell’età. Al contrario i prepotenti sono il 25%, sempre in riferimento allo stesso intervallo di età, ma si può osservare che nel periodo tra 11-18 anni si ha  una stabilizzazione degli atti di prepotenza intorno al 20%.

…ci sono problemi che rimangono nascosti nella società, continuando a produrre vittime che usano il silenzio come impotente difesa. Ma è proprio questo silenzio a rendere possibile il perpetuarsi del problema….

Il bullismo è il risultato di tale silenzio, di una dinamica di gruppo, per cui la strategia di prevenzione deve tener conto del gruppo come sistema d’interazione, dove ogni elemento è interdipendente dall’altro e dal gruppo, e dell’educazione alla collaborazione, al rispetto di se stessi e degli altri.
La classe è un luogo relazionale molto importante per gli adolescenti, dove sperimentarsi e crescere. Un gruppo classe unito è uno dei fattori di maggior prevenzione ai fenomeni di bullismo.
Gli adolescenti  sono molto critici e a volte anche svalutanti verso se stessi, giudicanti ed esigenti nei confronti degli adulti.
Spesso i continui comportamenti aggressivi dei ragazzi sono espressione di sofferenza, che non riescono ad esprimere in altro modo.

NEGLI ADOLESCENTI, INFATTI, LA SOFFERENZA, LA CONFLITTUALITA’ INTERIORE È ESPULSA ATTRAVERSO UN’AZIONE VIOLENTA, IMPULSIVA E TRASGRESSIVA.

Questo processo è importante per la loro individuazione ed essi delegano all’adulto il contenimento del loro “fermento interiore” ed è faticoso non essere reattivi alla loro aggressività. L’adulto, di fronte alle provocazioni aggressive dei ragazzi, non dovrebbe innescare un meccanismo di reazione aggressiva che alimenterebbe e giustificherebbe ulteriormente la loro aggressività. Numerose indagini hanno dimostrato che gli studenti stimano e rispettano gli insegnanti che sanno essere severi e coerenti, senza prevaricare o usare aggressività, in pratica autorevoli.
Spesso si attribuisce ai ragazzi una maturità che non possiedono, infatti, fino a 22 anni la corteccia pre-frontale non è sviluppata e anche il cervelletto non  si sviluppa prima di quell’età.

Ma cos’è il bullismo: aggressività? Gioco? Prepotenza? Bravata? Vandalismo?

C’è una differenza tra bullismo e altri comportamenti, come ad esempio “lo stuzzicare”: è innocente, spontaneo, scherzoso; dura poco; avviene tra uguali; è spiacevole ma sopportabile; è uno contro uno e può essere reciproco.
Il bullismo è, invece, un fenomeno che si presenta quando una persona continua a fare o a dire cose per avere la predominanza su un’altra persona e che mira deliberatamente a fare del male e a danneggiare un altro individuo. Esso può espletarsi con: prese in giro, minacce, esclusioni, rendendo la vita della vittima scomoda, prendendo o danneggiando le sue cose, facendole fare cose che non le piace fare, aggredendola fisicamente con calci e spintoni. Dal punto di vista relazionale il bullismo ha a che fare con la forza.

Chi è il bullo?

E’ una categoria ristretta di ragazzi che incute paura e gode di una popolarità; si presenta in genere come il “terzetto” (il bullo, l’aiutante e il subordinato); manca di empatia, insensibilità ai sentimenti degli altri, difficoltà a creare rapporti (incompetenza sul piano sociale); ha un forte bisogno di dominare gli altri e non vede il loro punto di vista; forte fisicamente, non è stato spesso educato a controllare l’aggressività.

L’atteggiamento negativo del Bullo, tende a radicarsi negli anni e a diventare parte integrante della propria personalità.

La vittima invece è tranquilla, facile al pianto, riservata e sensibile. Tende a non reagire di fronte alle provocazioni e chiede l’appoggio degli adulti. Spesso insicura e con scarsa stima di sé; a volte iperprotetta dall’infanzia  o, al contrario, trascurata; può essere un diverso (ragazzo con disabilità, obeso, mingherlino, portatore di occhiali). La vittima, a lungo andare, diventerà sempre più insicura ed ansiosa fino al punto di cadere in depressione.
I protagonisti di episodi di bullismo attivano dei processi di giustificazione morale (strategie cognitivo-discorsive con cui vengono giustificate le trasgressioni) per mettersi al riparo da sentimenti di svalutazione associati ad una condotta immorale a causa di un proprio atteggiamento aggressivo, violento. Abbiamo così delle giustificazioni morali (“E’ giusto litigare per proteggere un amico”), o degli etichettamenti eufemistici (“Dare una sberla o una spinta a qualcuno è solo un modo di scherzare”), o un confronto vantaggioso (“Non è un problema danneggiare le cose dei compagni. Basta pensare che c’è chi picchia selvaggiamente la gente…!”), o a una deumanizzazione (“E’ giusto trattar male qualcuno che si comporta come un verme”); o un’attribuzione di colpa (“ I ragazzi che vengono maltrattati di solito se lo meritano”).o una distorsione delle conseguenze (“Dire piccole bugie non è grave perché non fanno male a nessuno”).
Il bullismo si nutre fondamentalmente di parole che si traducono in insulti e bugie che tendono a umiliare e a screditare il soggetto prevaricato. In genere il discredito viene utilizzato dalle ragazze. Gli adolescenti dicono bugie:

  •  per poca autostima e desiderio di apparire migliori;
  •  per far colpo sugli amici ed essere accettati nel gruppo;
  •  per copiare qualcun altro in famiglia che dice bugie. I genitori dicono che mentire è sbagliato ma essi stessi non sempre dicono la verità, per es. quando qualcuno bussa alla porta e un genitore dice: “Digli che non ci sono”;
  •  perché temono che se dicessero la verità non sarebbe loro permesso fare ciò che vogliono;
  •  sentono il bisogno di mantenere privati alcuni aspetti della loro vita e non vogliono condividerli con i genitori. Se i genitori fanno troppe domande un adolescente può mentire per proteggere questa privacy.

Internet è il mezzo più utilizzato dagli adolescenti, e non solo, come divertimento, studio, lavoro, ma anche come strumento di bullismo. Parliamo di Cyberbullismo: atti e molestie protratte nel tempo con l’ausilio di Internet e dei cellulari, il cui obiettivo è quello di danneggiare un’altra persona.
Una delle tattiche usate dal Cyber bullo è la creazione di bugie, calunnie dei compagni o di altri coetanei, anche sconosciuti. Una volta dentro questa rete virtuale, perdono ogni freno inibitore e si sentono così potenti da poter dire (o inventare) tutto e di ferire quello ‘più debole’. L’attività dei cyberbulli consiste in “una volontaria e ripetuta aggressione” attuata per mezzo di cellulari e all’interno di siti, blog, e-mail, gruppi di discussione, newsgroup, chat, instant messaging. Tali aggressioni possono far seguito a episodi di bullismo scolastico o essere dei comportamenti isolati. Sono tutte forme di alienazione sociale dannosa che possono provocare nelle vittime ansia, timore, vergogna, rabbia, frustrazione, fino a depressione e alienazione vera e propria, e anche pulsioni suicide.
Vi sono vari tipi di cyberbullismo:

– flaming: litigi on line nei quali si fa uso di un linguaggio violento e volgare;
harassment: molestie attuate attraverso l’invio ripetuto di messaggi offensivi;
cyberstalking: invio ripetuto di messaggi che includono esplicite minacce fisiche, al punto che la vittima arriva a temere per la propria incolumità;
denigrazione: pubblicazione all’interno di comunità virtuali quali mud, forum di discussione, messaggistica immediata, newsgroup, blog o siti Internet di “pettegolezzi” e commenti crudeli, calunniosi, offensivi, denigratori al fine di danneggiare la reputazione della vittima;

outing estorto: registrazione delle confidenze – raccolte all’interno di un ambiente privato – creando un clima di fiducia e poi inserite integralmente in un blog pubblico;

impersonificazione: insinuazione all’interno dell’account di un’altra persona con l’obiettivo di inviare dal medesimo messaggi ingiuriosi, che screditino la vittima;
esclusione: estromissione intenzionale di una persona dall’attività on line.

Ma cosa spinge l’adolescente a diventare cyberbullo?

L’ANOMIMATO: Per la vittima è molto difficile sottrarsi alle molestie, soprattutto per l’anonimato dietro cui, in genere, si nascondono i cyberbulli. Essi pensano di essere invisibili, non identificabili, e per tale motivo di rimanere impuniti. Anche in questo caso, per la reiterazione delle molestie c’è una riduzione di empatia. Per loro tutto sembra essere un gioco, che non necessita di essere fermato.

INTANGIBILITA’ DEI MEZZI. Vittima e carnefice possono essere anche amici ‘del cuore’ come nel film interpretato dalla Osment: l’amica più vicina alla protagonista è quella che per prima, sotto falsa identità, mette on line notizie false sulla sua reputazione, inventandosi chiacchiere del tipo: ‘lei è una poco di buono’, ‘lei è una ragazza facile’.

L’OMERTA’ DEGLI ‘ALTRI’: amici e compagni di scuola che per proprie debolezze, incapacità o viltà, accettano passivamente la situazione o, ancora peggio, abbandonano la vittima e si rifugiano nel silenzio. Il cyberbullo , diventa sempre più ‘forte’ ed intoccabile’.
INTANGIBILITA’ DEI MEZZI. Vittima e carnefice possono essere anche amici ‘del cuore’ come nel film interpretato dalla Osment: l’amica più vicina alla protagonista è quella che per prima, sotto falsa identità,

mette on line notizie false sulla sua reputazione, inventandosi chiacchiere del tipo: ‘lei è una poco di buono’, ‘lei è una ragazza facile’.

Spesso ci troviamo di fronte anche a situazioni del tipo: “Non è giusto rimproverare un ragazzo che ha contribuito solo in piccola parte al danno prodotto dall’intero gruppo”; “Se i ragazzi si azzuffano o si comportano male a scuola è colpa degli insegnanti”; “Certi ragazzi sono molto aggressivi ma non ne hanno colpa. È che hanno grossi problemi in famiglia o nella società”.

Ma cosa spinge un ragazzo ad avere un tale comportamento da bullo?

E’ un modo di sentirsi popolare, di sembrare più duro e forte, per attirare l’attenzione o ottenere le cose, per avere supremazia. Alcune volte l’atto di bullismo può essere la conseguenza di una sorta di gelosia verso l’altro soggetto.
Di fronte ad un tale fenomeno c’è spesso un senso d’impotenza. Vi son due strategie che possono essere adottate: quella diretta e quella indiretta. La prima consiste nel considerare che esiste una vittima e un colpevole che va punito, con un ripristino della giustizia. La seconda si basa su una relazione socio-affettiva, interpersonale e di gruppo, e su un’educazione morale, per sviluppare la coesione, l’appartenenza comunitaria e la cooperazione.
Negli Stati Uniti il Massachusetts ha approvato quella che Slate definisce la miglior legge anti-bullismo del paese. Tale legge chiede agli insegnanti e allo staff della scuola di riportare episodi di bullismo al proprio preside o a un amministratore scelto per gestire le segnalazioni; ma soprattutto richiede l’organizzazione di corsi per gli insegnanti e lo staff, ogni anno, sulla prevenzione e l’intervento. Dà istruzioni sul lasciare traccia nei curriculum dei professori dei loro interventi riusciti. A queste disposizioni se ne aggiunge un’altra solo apparentemente ovvia: sia gli adulti che gli studenti devono sapere a cosa stare attenti.
È provato che la chiave per affrontare il problema del bullismo è l’adozione di una politica scolastica integrata, cioè un insieme coordinato di interventi che coinvolgano tutte le componenti scolastiche e la famiglia.
Quello che ogni adulto dovrebbe fare è cercare di sviluppare nei bambini e negli adolescenti le loro risorse interiori e la loro autostima, nel rispetto di se stesso e dell’altro.