Colpo di fulmine: innamoramento o amore

Intervista a Terry Bruno, psicoterapeuta e formatrice PNL,
su RAI 3 nel programma “Cominciamo bene estate” – 5 giugno 2001

Secondo Giacomo Dacquino “la voglia di amare è scritta nel nostro DNA”; infatti nasciamo con la capacità di amare manifestata prima dal nostro amore verso i genitori, poi per le persone che ci sono vicine e infine verso la persona che diventerà l’altro genitore dei nostri figli. L’ambiente, in seguito, c’insegnerà come espletarla. Tutte le persone, tranne alcuni casi patologici, in età adolescenziale, prendono cotte per individui di sesso opposto flirtando e corteggiando, per poi arrivare in età adulta ad accoppiarsi e dare origine a nuovi individui. Può succedere che ciò possa non verificarsi, non perché non esista, ma perché è stata modificata da altri fattori quali una scelta personale o cause esterne.
Affinché si abbia un innamoramento è necessario che tra due persone ci sia un’attrazione fisica, cioè che si provi l’uno per l’altra desiderio sessuale. In questo caso siamo di fronte all’amore romantico che è diverso dall’amore affettivo che è dato dal voler bene ad una persona come ad un fratello o ad un familiare.

Ma come c’innamoriamo?

Tra le migliaia di persone che incontriamo nel corso della vita, all’improvviso una fa scattare in noi, spesso anche all’istante, l’attrazione amorosa. Quando essa è fulminea, istantanea, parliamo del cosiddetto COLPO DI FULMINE, che non è altro che un innamoramento che avviene rapidamente. È il cosiddetto amore a prima vista: lo/la incontriamo in discoteca o al bar o sulla spiaggia, e c’è qualcosa in lui o in lei che ci attrae, ci crea uno shock intenso, benefico, che alcune volte può manifestarsi negativamente per la sua immediatezza.

Ma cosa ci attrae?

Può essere uno sguardo, un odore, o la voce a far scattare quella molla che ci porta ad avere continuamente l’immagine, il desiderio di lei/lui nella nostra mente. Il suo pensiero riempie ogni spazio della nostra mente, tanto è vero che le persone che si stanno innamorando sono distratte. Non siamo più noi stessi e la nostra vita cambia. Tutto dell’altro/a ci appare positivo, in quanto viviamo in uno stato di associazione con i suoi lati positivi e in uno stato di dissociazione con i suoi difetti, che non ci appaiono tali.

Perché ci attrae una persona e non un’altra?

Quest’attrazione verso una determinata persona è dovuta alla presenza, dentro di noi, di valenze inconsce che risalgono alla nostra infanzia, per cui la persona scelta non fa altro che andare a colpire dentro di noi un bersaglio che corrisponde all’immagine di una persona che è stata significativa per noi (in genere il padre e la madre). Il nostro “oggetto” d’amore avrà o il sorriso, o il modo di parlare, o il tono di voce, o lo sguardo, o il modo di camminare di colui o colei che sono stati significativi nella nostra infanzia. In realtà, quindi, la persona da cui siamo attratti ha “suonato” uno dei nostri campanelli infantili.
Ci sono delle condizioni che favoriscono il colpo di fulmine?

  • L’aspetto fisico: una donna, ad esempio, che piace moltissimo per il suo fisico e per la sua personalità, è in grado di far sprigionare un potente desiderio sessuale e determinare così un colpo di fulmine. Lo stesso discorso vale per le donne se reputano il loro corteggiatore molto attraente e affascinante.
  • Se siamo in periodo altamente “recettivo” (ad esempio per un vuoto affettivo che ci porta ad avere voglia di famiglia e di bambini), cioè periodo in cui abbiamo bisogno di affetto e siamo disponibili ad allacciare una relazione

L’innamoramento, rispetto al colpo di fulmine, richiede più tempo ed è in questa fase che s’impara a conoscere l’altro e a poter così entrare nella sua vita intima. L’intimità, infatti, è uno dei più importanti catalizzatori dell’innamoramento.

Ma cosa accade dentro di noi quando siamo preda del colpo di fulmine o dell’innamoramento vero e proprio e ci sentiamo eccitati, ottimisti, ebbri, felici?

La psiconeuroimmunologia ha cercato di dare una spiegazione a questo processo che vede coinvolti strettamente psiche, sistema nervoso centrale e sistema immunitario. Si è potuto osservare, da una serie di ricerche condotte in tutto il mondo, che i sentimenti sono regolati da neurotrasmettitori (endorfine, adrenalina, noradrenalina, serotonina, dopamina) che possono agire diversamente a seconda dell’area cerebrale interessata.
Nei soggetti follemente innamorati, ad esempio, in cui si ha un’intensa fissazione dell’altro nella propria mente, si ha una riduzione di serotonina, riduzione che si è riscontrata nei cosiddetti “malati d’amore”.
Ruolo principale in tutto il processo che governa le emozioni ha il “sistema limbico” (dal latino limbus = anello) che fa parte del Sistema Nervoso Autonomo che agisce indipendentemente dalla nostra volontà. Quando siamo follemente innamorati o terrorizzati a morte siamo in balia del sistema limbico.
Le strutture limbiche generano sentimenti di piacere e di desiderio, in altre parole le emozioni che alimentano la passione sessuale. L’aggiunta al sistema limbico della Neocorteccia, permette il legame affettivo madre-figlio. Ma è l’Amigdala, posta vicino alla parte inferiore del sistema limbico a svolgere il ruolo di specializzazione delle emozioni (una sua resezione provoca una “cecità affettiva”). Essa è un archivio della memoria emozionale (nel caso dell’innamoramento si rifà al rapporto emotivo tra il bambino e chi si prendeva cura di lui nei primi anni di vita), depositaria del significato stesso degli eventi. Tutte le passioni dipendono da essa. Una sua attivazione sembra imprimere più fortemente nella memoria la maggior parte dei momenti caratterizzati da una forte emozione: ecco perché è più probabile, ad esempio, ricordare il luogo del nostro primo appuntamento.
Insieme ad essa l’Ippocampo, partecipa ad una maggiore definizione dell’emozione: l’ippocampo è fondamentale per riconoscere in un volto quello della persona significativa che è nel nostro inconscio, l’amigdala aggiunge il significato dell’emozione.
Quando uno stimolo esterno, altamente emozionante, arriva all’amigdala si ha una produzione degli ormoni del piacere: le endorfine e l’adrenalina, che determinano un aumento del battito cardiaco e del ritmo respiratorio e un miglioramento dell’umore. La loro produzione aumenta all’aumentare della stimolazione non solo esterna ma anche interna (infatti anche la sola immagine interna del nostro “oggetto” d’amore o desiderio ci provoca le stesse sensazioni).
L’esaltazione, l’euforia, il desiderio dell’amato/a, la paranoia, la gelosia ingiustificata, sembra siano dovute alla dopamina. Quando questi sintomi sono, infatti, presenti in altre condizioni psichiatriche si somministrano farmaci neurolettici che bloccano i recettori della dopamina provocando incapacità a provare piacere e desiderio.

Lo stato d’innamoramento influisce anche sul sistema immunitario?

Si è osservato che esso determina una limitata secrezione di cortisolo, ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, che provoca un aumento dei Linfociti T e di eosinofili con conseguente incremento delle difese immunitarie. Sembra che durante le esperienze piacevoli ci sia un aumento della quantità di uno specifico anticorpo, l’”Immunoglobulina secretoria A”, che protegge dalle infezioni delle vie respiratorie e che si trova nella saliva.
In seguito a queste indagini scientifiche sono allo studio farmaci che, agendo a livello dei neurotrasmettitori, saranno in grado di modificare i sentimenti, inibendoli o potenziandoli. Si arriverà a momenti in cui ci troveremo di fronte a situazioni del tipo: «Non ami più il tuo partner come una volta? Prendi due compresse al dì, dopo i pasti, e l’amore torna con lo stesso impeto di un colpo di fulmine».