Noi non siamo altro che l’insieme di tutto ciò che è avvenuto nel passato e che rimane nella nostra memoria. Lo sapevate che la parola ricordo deriva dal latino e che significa riportare al cuore? Noi siamo le esperienze del passato che possono essere utili anche nel presente, se prendiamo spunto della parte positiva delle nostre esperienze. Ancora oggi non si sa con precisione come funziona la nostra memoria: vi sarà capitato di dimenticare alcune volte pezzi importanti di ciò che vi è accaduto o di non riuscire a liberarvi di quei ricordi che vorreste dimenticare. Perché succede questo? Il 95% della nostra attività mentale è gestita dal nostro subconscio e quindi siamo quasi sempre in una situazione in cui nella nostra testa restano quei ricordi a cui siamo affezionati, o che ci riportano a un periodo brutto della nostra vita, influenzando il nostro presente.
Come le immagini una volta venivano impressionate su una pellicola, costituendo la traccia di alcuni momenti importanti immortalati, così le nostre esperienze vengono incamerate dentro di noi, nella nostra memoria, ritenendo solo quelle informazioni che ci hanno colpito, che hanno rispettato le nostre credenze, la nostra cultura, dando un significato particolare a ciò che è stato conservato dentro di noi. Quindi la memoria è quella funzione psichica che permette l’assimilazione, la ritenzione e il richiamo di informazioni apprese durante l’esperienza. I ricordi sono definiti tracce mnestiche e possono avere varie forme e funzioni: come le percezioni sensoriali, parliamo d’immagini, suoni, calore, odori, sapori e questo mi ricorda la madeleine di Marcel Proust nel suo romanzo Alla ricerca del tempo perduto, un dolcetto burroso a forma di conchiglia, imbevuto nel thè, un sapore che lo riportò indietro nel tempo al viso di sua zia Leonie. Così una miriade di ricordi invase la sua mente, combinando il ricordo visivo con il sapore, creando una meravigliosa sinestesia. Ed è nella nascita di un ricordo reale che il tempo della memoria si fa luogo, diventando veicolo, non solo di emozioni, ma di posti reali, vissuti in un lontano passato. Ma i ricordi sono anche collegati alle conoscenze e abilità, relazioni che legano altre informazioni, come la successione cronologica di eventi e immagini, di posizione e orientamento di oggetti. Ma i ricordi non sono fotografie immutabili in quanto cambiano nel tempo e si trasformano ogni volta che vengono richiamati alla memoria, magari edulcorati cambiando un momento, un contesto ben diverso da come viene ricordato. Per quanto ci si possa sforzare, il risultato non potrà essere lo stesso, né tanto meno potrà essere attendibile. Ciò che potrebbe tornare alla mente sarebbe uno spazio e un tempo ricostruiti attraverso i filtri che la nostra mente inserisce, forse per permetterci di vedere altre cose, durante il nostro cammino. E così situazioni tensionali si possono trasformare in rimpianti, creando turbamenti che alla fine confondono.
Marce Proust diceva: “Il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo di come siano state veramente”.
Per evitare l’effetto boomerang che non ci fa trovare un po’ di spazio al nuovo perché si è troppo ancorati al vecchio, fate questo esercizio:
lasciatevi andare al ricordo ma vedetelo da diverse angolazioni, cambiando significato, cosa che molto spesso facciamo spontaneamente, e così la nostalgia e la malinconia, molte volte associate al ricordo si allontanano, sbiadiscono e anche se dovessero tornare non sarebbero mai come prima. Noi siamo i nostri ricordi ma non è detto che ci possano aiutare ad anticipare situazioni e persone! Anzi, il più delle volte immaginare un certo tipo di futuro sulla base di quanto accaduto ieri è molto pericoloso, un meccanismo di difesa che però il più delle volte ci rema contro perché ci preclude nuove esperienze e sensazioni.
Alcune volte i nostri ricordi condizionanti si manifestano con un nostro dialogo interno, una sorta di rumore del tipo: “Non ce la farai, stai attento!”, e allora, una volta individuato fate attenzione da dove proviene e spostatelo dalla parte opposta, o in alto sempre più lontano nello spazio, sino ad avere silenzio, o prendete il telecomando e abbassate il volume. Una tecnica di PNL che funziona molto bene. Più la si usa più si diventa esperti nel cambiamento. Dobbiamo imparare a uscire dalla nostra confort zone.
I nostri ricordi sono come dei vestiti, alcuni dei quali sono necessari e indispensabili, altri un po’ meno. Allora mettiamoli in una valigia, immaginiamo proprio di farlo, vediamoli di che colore e forma sono, e mettiamoli come vorremo farlo, ben piegati o alla rinfusa e salutiamoli per aver fatto in modo di essere oggi ciò che siamo… senz’altro più forti e resilienti di prima. E poi iniziamo ad agire, a sperimentare, ad assaggiare e provare nuove esperienze. La nostra mente è progettata per creare ogni giorno dei nuovi ricordi e solo noi possiamo farlo in modo che siano migliori, anche quando ci sembra tutto nero. Un giorno, guardando indietro, saremo fieri di noi per aver superato anche ciò che temevamo di non riuscire a sopportare.