In qualità di presidente dell’earth curo la progettazione di interventi molto spesso fatti su misura a secondo delle esigenze del committente. In questi anni il mio interesse è stato catturato da un fenomeno che attanaglia l’essere umano da decenni: il bullismo.
In seguito al mio impegno e dei miei collaboratori ho affrontato questa tematica di fronte a numerose scolaresche delle scuole secondarie di I e II grado di varie città italiane.
Inoltre all’Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping combatto tale piaga che insieme al doping colpisce non solo i ragazzi, ma anche coloro che credono che l’autoaffermazione sotto vari aspetti sia l’arma vincente per avere una identità di successo.
Per non parlare della violenza sulle donne: femminicidio.
Il mio interesse è partito dallo stalking, quale forma di intimidazione che molto spesso si traduce in violenza e omicidio. Proprio per poter parlare più diffusamente e cercare di trovare possibili applicazioni pratiche insieme anche alle istituzioni, ho realizzato in collaborazione all’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, un convegno di grande rilevanza anche mediatica su tale tematica.
“La violenza non conosce differenze sociali e culturali, infatti le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali e a tutti i ceti economici. Tutte noi siamo possibili prede, in quanto non è un abito o un atteggiamento o un linguaggio particolare a spingere un essere umano affetto senz’altro da problemi psicologici a distruggere la vita di una donna. Non dobbiamo dimenticare che la violenza può annientare la vita di un bambino, di un anziano o di qualunque altro essere indifeso. Nel mondo per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. Con questo non voglio dire che la donna non espleti violenza sull’uomo, ma la percentuale di donne che attuano tali comportamenti è senz’altro inferiore a quella maschile. La violenza psicologica, accompagna sempre quella fisica ma spesso la precede andando a ledere l’identità di chi la subisce. Tale effetto è la conseguenza di un messaggio, “non necessariamente verbale”, che la donna non ha alcun valore e questo può portare, in seguito, all’accettazione di altri comportamenti violenti….. È fondamentale portare il soggetto a riconoscere la violenza, spesso sottovalutata o minimizzata per paura di dover affrontare una situazione più grande di se stessa e, nel caso di una violenza domestica, il dover accettare un fallimento dal punto di vista affettivo. In ogni caso un trattamento psicoterapeutico che porti la donna a riappropriarsi delle proprie risorse e della propria dignità risulta essere essenziale…….. Oggigiorno siano subissati da notizie sempre più raccapriccianti: donne che vengono uccise barbaramente per la sola colpa di voler interrompere un rapporto e/o di volere un diverso modo di vivere e, nel migliore dei casi, vedersi sfigurate con l’acido che lascia una cicatrice indelebile non tanto fisica (alcune volte recuperabile con interventi di chirurgia plastica) quanto psicologica (la paura che possa avvenire qualcosa di peggiore quando meno te lo aspetti). Possiamo dire che vi è una regressione verso l’istintualità, con una perdita di controllo della razionalità e dei freni inibitori, quindi una perdita di controllo della rabbia e delle frustrazioni. In questo stato regressivo la donna perde tutto quello che ha conquistato nel corso delle generazioni. Sembrerebbe quasi che l’uomo abbia riconosciuto i diritti, l’emancipazione delle donne solo razionalmente mentre con la parte istintuale continua a considerarla “un oggetto” sessuale, una proprietà da gestire e distruggere a proprio piacimento, come un giocattolo nelle proprie mani. Vorrei che fosse chiaro che quello che sto dicendo non è un aspetto del femminismo contro il maschilismo, ma un aspetto di questi assurdi, disorientanti comportamenti che risaltano, purtroppo, sempre più ai nostri occhi nei fatti di cronaca.”
Tratto dall’intervento “Donna vittima di violenza: cause ed effetti fisici, psicologici e sociali. Riflesso nell’ambito domestico e professionale”