Emozioni, ricerca della propria identità, potere dell’amicizia, ristrutturazione delle ingiunzioni, sono i temi che ritroviamo nell’ultimo spettacolare e avvincente film della Marvel, Captain Marvel, nelle sale cinematografiche da alcuni giorni.
È un viaggio nella memoria alla ricostruzione e alla ricerca di se stessa da parte del supereroe al femminile
Carol Danvers, interpretata mirabilmente da Brie Larson, pilota dell’Air Force, che diventerà Captain Marvel. Un personaggio con una grande forza fisica ma soprattutto psicologica, che unisce il cuore alla testa per combattere la bugia, la disonestà, il bisogno di potere, sempre più presente nelle diverse dimensioni. Captain Marvel è un film che avvince e che trasmette vari messaggi che lo spettatore un po’ superficiale magari non nota. Molti potrebbero chiedersi, cosa c’è al di là della spettacolarità delle varie scene create al computer, con inseguimenti intergalattici, esplosioni e, perché no anche un po’ di umorismo. Ebbene nel film si parla di emozioni, di come esse siano importanti ma allo stesso tempo deleterie in quanto possono togliere lucidità. Quello che deve predominare è invece la razionalità, chiamata nel film Suprema Intelligenza, fondamentale per poter avere successo, per
cui occorre controllare se non addirittura reprimere le emozioni. Sin da piccoli ci hanno insegnato a controllare i propri pensieri e le proprie emozioni, con frasi del tipo “Non piangere, fai l’ometto!”, oppure “Cerca di non pensarci, e passerà!” oppure “Non essere debole!”, si perché mostrare le emozioni equivale a essere un debole. Questo può portare, in età adolescenziale e adulta, a un inaridimento, a un distacco emotivo da ciò che ci circonda, ma ci sono dei valori che non si riescono a sopprimere, come ad esempio quello dell’amicizia. Ed è proprio l’amicizia, in questo caso al femminile,
che porta la nostra eroina a ritrovare se stessa, a rimanere in contatto con la sua umanità e a non aver paura delle sue emozioni, in modo particolare della sua rabbia, tenuta sempre a freno ma mai gestita e incanalata nel modo migliore per esternarla.
La rabbia è una delle emozioni di cui noi tutti siamo affascinati, ma nello stesso tempo impauriti, perché può essere devastante e ci sentiamo prede di un qualcosa di incontrollabile che ci trasforma e ci annienta. E così Vers, questo è il nome di Carol sul
pianeta Kree dove era giunta priva del suo passato, deve reprimere le sue emozioni ma soprattutto la rabbia che le permette di tirare fuori la sua forza, la sua potenza, la sua determinazione, quella rabbia che non fa altro che dare potere al proprio
“nemico”, per questo la ragione deve dominare sull’emozione. L’essere, però, privati del proprio passato ci lascia alla mercé dell’ignoto e facilmente preda di qualcosa che può penetrare dentro di noi e insinuarsi subdolamente. Il ritrovare la propria identità riflette l’esperienza di ogni individuo impegnato fin dall’infanzia a scoprire le passioni, le capacità e le visioni che lo accompagneranno nel lungo cammino nel mondo.
Ciò che la nostra eroina ci comunica attraverso molti flashback del suo passato, con episodi di bullismo a sfondo sessista e di prevaricazione e svilimento in quanto donna, è che non importa quante volte tu possa cadere, non importa quante volte ti sei
sentita tradita, delusa, calpestata, occorre sempre rialzarsi. Spesso non è facile, è faticoso, ma possibile. Questo da cosa può derivare? Alcune volte non si riesce a individuarne la causa. È una motivazione, una spinta interiore che può essere diversa
in ognuno di noi, può essere un supporto esterno che ci dà forza e coraggio per rialzarci, o il ritrovare se stessi che ci spinge a capire che occorre provare e riprovare, perché in questo modo possiamo procedere con maggiore sicurezza nel lungo viaggio
della nostra vita.