Seminario Bullismo e bugie presso il Liceo S. Italo Nievo, Padova
Il bullismo tra gli adolescenti è stato a lungo considerato una tappa fondamentale e inevitabile dello sviluppo. Numerosi studi hanno dimostrato che il bullismo è un problema comportamentale con gravi effetti negativi sia nell’immediato che a lungo termine. Alcuni lavori americani hanno evidenziato che esso sta trasformandosi in un qualcosa di più grave del razzismo, delle violenze sessuali e dell’uso di alcol o droghe … per cui esso diventa un problema non solo della scuola, ma anche sociale.
La maggior parte degli episodi avvengono tra le mura scolastiche, alcuni appaiono sulle cronache dei giornali, altri meno pesanti vengono filtrati, gestiti in modo riservato e rimangono oscuri alla cronaca.
Gli insegnanti e i professionisti che operano in tale settore, sanno quanto sia difficile lavorare con gli adolescenti che cambiano in fretta e che si disputano il potere nel gruppo con atti di prevaricazione sul più debole, sia esso timido, straniero, con handicap o di religione diversa. In questo caso non parliamo di razzismo ma di chiusura alla diversità e all’utilizzo della fragilità altrui per un proprio vantaggio.
La strategia di prevenzione deve tener conto del gruppo come sistema d’interazione, dove ogni elemento è interdipendente dall’altro e dal gruppo e dell’educazione alla collaborazione, al rispetto di se stessi e degli altri e questo riguarda sia gli adulti che i ragazzi. La classe è un luogo relazionale molto importante per gli adolescenti, dove sperimentarsi e crescere. Un gruppo classe unito è uno dei fattori di maggior prevenzione ai fenomeni di bullismo.
Esaminiamo meglio gli adolescenti.
Spesso si attribuisce ai ragazzi una maturità che non possiedono. Fino a 22 anni la corteccia pre-frontale non è sviluppata e il cervelletto non si sviluppa prima di quell’età. Gli adolescenti sono molto critici e a volte anche svalutanti verso se stessi, giudicanti ed esigenti nei confronti degli adulti e i loro continui comportamenti aggressivi sono espressione di sofferenza e non riescono ad esprimerla in altro modo.
NEGLI ADOLESCENTI LA SOFFERENZA, LA CONFLITTUALITÀ INTERIORE È ESPULSA ATTRAVERSO UN’AZIONE VIOLENTA, IMPULSIVA E TRASGRESSIVA.
Questo “fermento interiore” è importante per il loro processo d’individuazione e delegano all’adulto il suo contenimento ed è faticoso non essere reattivi alla loro aggressività. L’adulto, di fronte alle provocazioni aggressive dei ragazzi, non dovrebbe avere una reazione aggressiva che alimenterebbe e giustificherebbe ulteriormente la loro aggressività. Gli studenti stimano e rispettano gli insegnanti che sanno essere severi e coerenti, senza prevaricare o usare aggressività, in pratica autorevoli.
Il bullismo è un fenomeno che si presenta quando una persona continua a fare o a dire cose per avere la predominanza su un’altra e mira deliberatamente a fare del male e a danneggiare un altro individuo. Le sue conseguenze sono un radicarsi negli anni dell’atteggiamento negativo del Bullo, tanto da diventare parte integrante della propria personalità. La vittima, a lungo andare, invece diventerà sempre più insicura e ansiosa fino al punto di cadere in depressione.
I protagonisti di episodi di bullismo attivano dei processi di giustificazione morale (strategie cognitivo-discorsive con cui vengono giustificate le trasgressioni) per mettersi al riparo da sentimenti di svalutazione associati ad una condotta immorale a causa di un proprio atteggiamento aggressivo, violento.
Le bugie nel bullismo
Il bullismo si nutre fondamentalmente di parole che si traducono in insulti e bugie che tendono a umiliare e a screditare il soggetto prevaricato. In genere il discredito viene utilizzato dalle ragazze.
Ma perchè i ragazzi dicono le bugie?
Per poca autostima e desiderio di apparire migliori;
per far colpo sugli amici ed essere accettati nel gruppo;
per copiare qualcun altro in famiglia che dice bugie. I genitori dicono che mentire è sbagliato ma essi stessi non sempre dicono la verità, per es. quando qualcuno bussa alla porta e un genitore dice: “Digli che non ci sono”;
perché temono che se dicessero la verità non sarebbe loro permesso fare ciò che vogliono;
sentono il bisogno di mantenere privati alcuni aspetti della loro vita e non vogliono condividerli con i genitori. Se i genitori fanno troppe domande un adolescente può mentire per proteggere questa privacy.
Le bugie viaggiono su Internet. Infatti esso è il mezzo più utilizzato dagli adolescenti, e non solo, come divertimento, studio, lavoro, ma anche come strumento di bullismo. Parliamo di Cyberbullismo: atti e molestie protratte nel tempo con l’ausilio di Internet e dei cellulari, il cui obiettivo è quello di danneggiare un’altra persona. Una delle tattiche usate dal Cyber bullo è la creazione di bugie, calunnie dei compagni o di altri coetanei, anche sconosciuti. Una volta dentro questa rete virtuale, perdono ogni freno inibitore e si sentono così potenti da poter dire (o inventare) tutto e di ferire quello ‘più debole’.
L’attività dei cyberbulli consiste in “una volontaria e ripetuta aggressione” attuata per mezzo di cellulari e all’interno di siti, blog, e-mail, gruppi di discussione, newsgroup, chat, instant messaging. Tali aggressioni possono far seguito a episodi di bullismo scolastico o essere dei comportamenti isolati. Sono tutte forme di alienazione sociale dannosa che possono provocare nelle vittime ansia, timore, vergogna, rabbia, frustrazione, fino a depressione e alienazione vera e propria, e anche pulsioni suicide.
Tipi di cyberbullismo
– flaming: litigi on line nei quali si fa uso di un linguaggio violento e volgare;
– harassment: molestie attuate attraverso l’invio ripetuto di messaggi offensivi;
– cyberstalking: invio ripetuto di messaggi che includono esplicite minacce fisiche, al punto che la vittima arriva a temere per la propria incolumità;
– denigrazione: pubblicazione all’interno di comunità virtuali quali mud, forum di discussione, messaggistica immediata, newsgroup, blog o siti Internet di “pettegolezzi” e commenti crudeli, calunniosi, offensivi, denigratori al fine di danneggiare la reputazione della vittima;
– outing estorto: registrazione delle confidenze – raccolte all’interno di un ambiente privato – creando un clima di fiducia e poi inserite integralmente in un blog pubblico;
– impersonificazione: insinuazione all’interno dell’account di un’altra persona con l’obiettivo di inviare dal medesimo messaggi ingiuriosi, che screditino la vittima;
– esclusione: estromissione intenzionale di una persona dall’attività on line.
Cosa spinge a diventare cyberbullo
– L’ANOMIMATO: Per la vittima è molto difficile sottrarsi alle molestie, soprattutto per l’anonimato dietro cui, in genere, si nascondono i cyberbulli. Essi pensano di essere invisibili, non identificabili, e per tale motivo di rimanere impuniti. Anche in questo caso, per la reiterazione delle molestie c’è una riduzione di empatia. Per loro tutto sembra essere un gioco, che non necessita di essere fermato. – INTANGIBILITA’ DEI MEZZI. Vittima e carnefice possono essere anche amici ‘del cuore’ come nel film interpretato dalla Osment: l’amica più vicina alla protagonista è quella che per prima, sotto falsa identità, mette on line notizie false sulla sua reputazione, inventandosi chiacchiere del tipo: ‘lei è una poco di buono’, ‘lei è una ragazza facile’. – L’OMERTA’ DEGLI ‘ALTRI’: amici e compagni di scuola che per proprie debolezze, incapacità o viltà, accettano passivamente la situazione o, ancora peggio, abbandonano la vittima e si rifugiano nel silenzio. Il cyberbullo , diventa sempre più ‘forte’ ed intoccabile’. – INTANGIBILITA’ DEI MEZZI. Vittima e carnefice possono essere anche amici ‘del cuore’ come nel film interpretato dalla Osment: l’amica più vicina alla protagonista è quella che per prima, sotto falsa identità, mette on line notizie false sulla sua reputazione, inventandosi chiacchiere del tipo: ‘lei è una poco di buono’, ‘lei è una ragazza facile’. Strategie d’intervento Possono essere dirette e indirette. Le prime si basano sull’uso di stereotipi in cui prevale l’idea che c’è un colpevole e va punito. Le conseguenze sono: una stigmatizzazione e discriminazione nei confronti dell’aggressore e l’essere difesi diventa l’unico modo che la vittima ha per proteggersi. Le seconde si basano sulla relazione socio-affettiva (interpersonale e di gruppo) e su un’educazione morale e le sue conseguenze sono una maggiore coesione, l’appartenenza comunitaria, la cooperazione.
Il 4 ottobre è iniziato il Corso di Specializzazione su “Migrazioni, integrazione e democrazia”, il 18 ottobre interverrò parlando dell’Hate Speech (linguaggio […]