di Terry Bruno. Le favole rappresentano noi e le nostre problematiche. Se è terapeutico e catartico leggerle, lo è ancor più inventarne una che riguarda noi o i nostri bambini
Il raccontare storie ha sempre avuto un significato importante e determinante per la crescita di ogni individuo. Le storie hanno da sempre rappresentato quelle orme, spesso invisibili, da seguire, orme
tracciate in un percorso immaginario e magico per raggiungere risorse, capacità nascoste o difficilmente interpretabili.
Quasi tutti noi abbiamo le nostre storie preferite lette da bambini o ascoltate raccontate da altri e, ancora oggi, ci sono storie che riescono a coinvolgerci e ci avvincono.
Bellissima è l’immagine dei bimbi, insieme a uno o più adulti, intorno al fuoco scoppiettante, in un “caldo” abbraccio familiare, mentre ascoltano rapiti il raccontare una storia. Ed è proprio in questo momento che la storia può trasformarsi in metafora, nel momento in cui qualcuno di loro, piccolo o grande, s’identifica col personaggio del racconto.
Scoprire risorse e capacità a noi ignote
Quando ci si identifica con un personaggio della storia si ha la possibilità di sperimentare un’esperienza, scoprire risorse e capacità a noi ignote ma che fanno parte di noi, trovando una soluzione, una nuova idea, circa il problema che ci affligge in quel momento, che possa infondere quel coraggio che ci permetta di dissociarci dal passato, proiettandoci verso il futuro con maggiore fiducia.
Le storie sono sempre state raccontate sotto diverse forme, parabole, aneddoti, miti, poemi, favole, per trasmettere di generazione in generazione importanti informazioni culturali, sociologiche e morali.
Ma possono diventare metafore anche le barzellette, i film, i libri. Come i miti anche le favole rispondono a interrogativi ancestrali: “Chi sono io?”, “Da dove vengo?”.
Il racconto mette in moto la vita interiore di chi ascolta
Il racconto mette in moto la vita interiore di chi ascolta facendo emergere desideri, paure, aspettative, e permette di capire cosa accade dentro di sé e come poterlo affrontare. In questo modo emergono a livello cosciente contenuti inconsci, che una volta rielaborati possono essere trasformati in scopi positivi.
Il bambino, ad esempio, quando ascolta una storia, nel momento in cui s’identifica con l’eroe – parliamo di effetto vicariante – si sente lui stesso protagonista e vive così emozioni, paure, angosce, ma anche successi e vittorie. Il tutto avviene in modo talmente naturale, inconscio, tanto da assimilarne il modo di pensare e di sentire.
A questo punto la storia si è trasformata in metafora. Questa può agire come il fiammifero con la candela: riesce ad accendere l’immaginazione di chi ascolta, dando luce alle sue risorse, alla conoscenza di se stesso e al cambiamento.
La Metafora, dal greco metaphora (che vuol dire trasferimento), è un modo di parlare in cui una cosa è espressa in termini di un’altra cosa.
Essa serve da lente d’ingrandimento per vedere meglio le cose da un altro punto di vista. Integra le immagini con le parole, collegando la creatività con la logica, la fantasia con la realtà.
La metafora permette di effettuare un viaggio in un mondo immaginario attraverso il quale si possono utilizzare strumenti utili nel mondo reale.
Costruire la propria storia
Come ho scritto nel mio libro Prova a raccontare… dai voce alle storie, ognuno di noi può costruire delle storie che posso essere metafore per se stesso o per coloro a cui è dedicata la storia.
Affinché questo possa avvenire è necessario che i personaggi o gli eventi della storia corrispondano alla situazione che vogliamo rappresentare.
Devono cioè essere isomorfi, devono avere proprietà e relazioni simili, in modo tale da potersi identificare e riconoscere la propria esperienza. I personaggi reali devono però essere rappresentati in modi differenti (cavalli, cani, navi, automobili ecc.), quindi non sono la stessa cosa ma presentano la stessa relazione.
Ma l’aspetto fondamentale della storia, e di conseguenza della metafora, è rappresentata dalla crisi, fondamentale per poter creare il cambiamento, in quanto genera il bisogno di pensare in modo diverso e trovare una soluzione.
Si accompagna così il soggetto dallo Stato Problema allo Stato Desiderato creando per lui esperienze vicarie d’insegnamento e di riferimento che possono condurlo verso la soluzione. Possiamo dire che si ha un’attivazione della creatività e della libertà mentale.
La storia della rana
Un esempio di come una storia può diventare metafora è quella che amo raccontare quando faccio formazione per parlare del cambiamento e come la crisi può spingere al cambiamento.
C’era una volta una rana che viveva in una pozza con la sua acqua. Non pioveva da tanto tempo e l’acqua incominciava a diminuire.
La rana si rendeva conto che se non cambiava pozza rischiava di morire, ma continuava a rimanere lì aspettando che succedesse qualcosa. Infatti dopo qualche giorno finalmente piovve e tutto ritornò alla normalità. Ma subito dopo si susseguirono giorni afosi senza che piovesse.
L’acqua diminuiva sempre più e la rana incominciava a perdere forze. Sapeva che la cosa più giusta sarebbe stato fare un salto e avrebbe trovato senz’altro un’altra pozza, ma rimaneva nella sua, sino a quando si rese conto che se non avesse spiccato un salto sarebbe morta. Allora raccolse tutte le forze che aveva e saltò fuori dalla pozza.
A questo punto si rese conto che fuori c’era un mondo di buche più grandi della sua e con molta più acqua e così con piccoli saltelli arrivò alla pozza più vicina e recuperò se stessa.
E tu sai costruire una metafora? Prova a costruirla anche tu e, perché no, inviala insieme alla descrizione dell’evento che vuoi rappresentare e quelle più rappresentative verranno pubblicate.