La stima di sé riguarda i sentimenti che ciascuno ha nei confronti di se stesso, il modo in cui si vede, si giudica e si attribuisce valore. Avere alta o bassa autostima si riflette su tre importanti aspetti della vita: il proprio modo di presentarsi agli altri, il passare dal pensiero all’azione per poter realizzare i propri obiettivi e infine il modo di reagire a successi e insuccessi. Ma è possibile delineare strategie per mantenere o incrementare la stima di sé in questi tre ambiti e favorire un maggior benessere a livello personale e sociale?
Campbell e Feher (1990) hanno trovato, che le persone con un’elevata stima di sé si presentano agli altri utilizzando in prevalenza aggettivi positivi, mentre quelle con una bassa stima di sé utilizzano in prevalenza aggettivi negativi suscitando in tal modo nei propri interlocutori immagini poco favorevoli.
Le persone con bassa autostima in genere impiegano più tempo degli altri nel parlare di sé, a volte lo fanno con un certo imbarazzo e non sempre riescono convincenti quando si tratta di descrivere qualità effettivamente possedute. Quindi avere una bassa stima di sé possa rivelarsi uno svantaggio in tutte quelle circostanze in cui ci si deve presentare agli altri, ad esempio nel caso di un colloquio di lavoro o quando si entra in contatto con persone nuove che potrebbero diventare amici, colleghi, o anche partner.
Inoltre, si è anche visto che persone che dubitano del proprio valore sono anche più propense a modificare il loro pensiero in funzione dell’ambiente in cui si trovano e dell’interlocutore che hanno davanti, e difficilmente si sbilanceranno, come invece fanno le persone con un’alta stima di sé, nell’affermare il proprio punto di vista.
In questo senso, il rischio che corrono le persone con una bassa autostima è quello di far prevalere il bisogno di essere accettati su un altro dei bisogni fondamentali dell’uomo che è quello di realizzarsi, obiettivo che viene raggiunto anche attraverso l’esprimere con sicurezza il proprio punto di vista e il proprio valore. È chiaro che più ci si stima e ci si vuole bene, meglio si agisce, quindi, più facilmente si decide il da farsi, si ha fiducia nelle proprie capacità e si raggiungono i propri obiettivi. In effetti, i soggetti con una bassa autostima faticano a prendere decisioni e spesso le rimandano: di fronte a più alternative tergiversano, a volte si bloccano o fanno decidere ad altri.
Questo succede non tanto perché le persone abbiano una cattiva volontà o perché non siano effettivamente in grado di compiere una buona scelta, ma semplicemente perché, non sentendosi sufficientemente sicure del proprio valore e delle proprie qualità, evitano di scegliere e agire per un eccessivo timore di sbagliare.
In questo senso, il rischio che si corre è quello di lasciarsi troppo influenzare dall’ambiente (genitori, amici, compagnie) sia per le banali scelte quotidiane sia, in casi estremi, anche per le decisioni che riguardano aspetti importanti della propria vita quali ad esempio gli studi da intraprendere, verso quale professione orientarsi, con chi vivere e così via. Capita comunque a tutti di sbagliare, ma se questo non è un dramma per le persone che hanno una buona opinione di se stesse, lo può diventare per quelle che al contrario non sanno valorizzarsi a sufficienza. Anche il modo di affrontare i successi è diverso. Infatti, sovente, nelle persone con una bassa autostima si assiste a quella che Branden (1994) ha definito “felicità ansiosa”, che comporta, in caso di successo, la difficoltà ad assaporare i momenti belli e di rallegrarsi per un’impresa riuscita, in quanto, oltre alla felicità del momento queste persone percepiscono anche la sua precarietà e si preparano in anticipo ad affrontare possibili incombenti delusioni.
Mentre la persona che ha una buona considerazione di sé ha voglia di riuscire, quella che si stima poco è centrata sulla sua paura di fallire. Le conseguenze saranno che, mentre una stima di sé elevata induce a esplorare gli ambienti più svariati, con maggiore convinzione, consentendo di trovare “la propria strada” a costo di qualche insuccesso, una stima di sé bassa incita la persona a limitarsi ai campi in cui si sente sicura, dove corre pochi rischi di sbagliare.
Per modificare la stima di sé spesso è necessaria la volontà di cambiare alcuni dei propri atteggiamenti e del proprio modo di affrontare la vita. Per cambiare il proprio rapporto con se stessi è necessario cambiare opinione su di sé e quindi è essenziale imparare a conoscersi – diventando consapevoli dei propri limiti, dei propri bisogni ed esigenze e anche delle proprie capacità – e inoltre riuscire ad accettarsi, evitando di pretendere da se stessi la perfezione.
Per cambiare è indispensabile agire e quindi, modificare il proprio rapporto con l’azione. In effetti è più funzionale nel rinforzare la stima di sé, provare a raggiungere uno scopo, anche piccolo, piuttosto che continuare a procrastinare. saper correre dei rischi e gestire anche l’eventuale insuccesso.
In questo senso potrebbe essere utile tener presente che tutti nella vita hanno sbagliato, sbagliano e sbaglieranno (nessuno è perfetto!) e che l’errore potrebbe essere considerato non tanto una catastrofe, quanto un’ulteriore occasione di apprendimento.
Nel rapporto con gli altri: occorre imparare ad affermare se stessi, cioè essere capaci di esprimere ciò che si pensa, che si vuole, che si sente – correndo anche il rischio di non essere sempre graditi agli altri – pur rispettando ciò che l’altro pensa, vuole e sente.
Tutto questo presuppone la capacità di essere empatici e di capire il punto di vista dell’altro, senza per questo trascurare il proprio. Affermare se stessi non servirà solo a farsi rispettare e ad ottenere ciò che si vuole, ma anche a conquistare l’apprezzamento degli altri, a sentirsi bene nella propria pelle e quindi finalmente avere una giusta visione positiva di se stessi.