Madres Paralelas

di Terry Bruno. Dopo “Tutto su mia madre”, un altro film di Pedro Almodovar – che lui considera politico – sulla maternità.

Regia e sceneggiatura: Pedro Almodovar
Interpreti: Penelope Cruz, Rossi de Palma, Milena Smit, Israel Elejade, Aitana Sanchez-Gijon, Julieta Serrano.
Fotografia: José Louis Alcaines
Genere: Drammatico
Anno: 2021

In quanti modi si può essere madri?
La maternità è da sempre uno dei temi trattati in ambito cinematografico. Dobbiamo tener presente che l’essere madre non è solo una mera abilità nel mettere al mondo un bambino, ma soprattutto l’accompagnarlo nella vita e nel rimandargli quello sguardo necessario per la costruzione della sua identità, soprattutto nei primi anni di vita.

Infatti se lo sguardo è sereno, aperto, appagato, il piccolo sarà conscio di essere desiderato, amato.
Al contrario uno sguardo depresso, cupo, lo indurrà a credere di non essere degno di essere amato. Quindi potremmo dire che il bambino cresce e si sviluppa in modo armonico quando si sente accolto, desiderato, amato.

La maternità è per la donna una fase di vita di profondo cambiamento, in cui vi è un aumento di responsabilità, di emozioni, di percezioni diverse di se stessa.
Un turbinio di pensieri ingombra la sua mente, condizionato dall’ambiente in cui questa nuova fase della sua vita avviene.

Un film sui differenti modi di affrontare la maternità
Ed è proprio questo differente modo di affrontare la maternità, con tutte le sue imperfezioni e insicurezze, che Pedro Almodovar vuole mettere in evidenza nel suo ultimo film Madres paralelas. Non è la prima volta che il regista spagnolo affronta tale tema. Lo abbiamo visto in Tutto su mia madre, un film che ruota intorno alle mamme, alle donne, indipendentemente dalla loro provenienza ed età.

Milena Smit e Penélope Cruz in una scena del film.

Madres paralelas parla di madri, di donne forti che, però, sono imperfette, come è giusto che siano. E anche la maternità raramente coincide con la perfezione. Ma questo non significa che essa non possa essere vera, sentita, legittima. Il film è una dichiarazione di come le madri possano sbagliare e creare delle ferite profonde nei loro figli.

Ma cosa le porta a comportarsi in questo modo? Occorre conoscere la loro storia, cosa le ha indotte a essere a loro volta così. In psicologia si dice che per conoscere una persona occorre andare indietro di almeno tre generazioni. Nel film, accanto alle protagoniste che affrontano la maternità con modalità e aspettative differenti, s’inserisce un’altra grande madre, la Spagna, con le sue varie sfaccettature e le sue enormi ferite.

Anche in questo caso occorre capire il passato, facendolo riemergere, conoscerlo. Scoprire la verità di ciò che è accaduto e solo in questo modo ci si può proiettare nel futuro, creando nuove opportunità, nuova vita.

Una metafora per spiegare la storia della Spagna

Madres paralelas è una metafora creata da Almodovar per poter spiegare come la Spagna non abbia terminato la sua transizione verso il cambiamento sociale e politico in quanto nasconde ancora momenti storici scomodi.

Attraverso un’analisi psicologica dei vari personaggi e dei loro cambiamenti, egli porta lo spettatore ad addentrarsi in un mondo in cui solo attraverso un’onestà intellettuale e un’elaborazione del passato è possibile cambiare e crescere. E il regista spagnolo lo fa attraverso la forza della donna, della maternità.

Due donne, molto diverse nella vita, diventano madri nello stesso giorno in una clinica di Madrid.
Janis (Penelope Cruz) e Ana (Milena Smit), completamente diverse nella vita, hanno in comune la necessità di crescere da sole le loro figlie, anche se partono da condizioni diverse: Janis, è un’affermata fotografa alle soglie dei quarant’anni, mentre Ana, molto più giovane, è alla ricerca di una sua collocazione nel mondo.

Due donne con diversi temperamenti e comportamenti

Un’altra scena del film

Si può osservare come la maturità e l’avere un ruolo ben definito possa determinare un diverso modo di porsi di fronte alla maternità. Una maggiore consapevolezza e tranquillità rispetto alla paura di una giovane adolescente alle prese con l’incognita del futuro.
Eppure l’istinto materno è talmente forte da abbattere le barriere, le difficoltà, le paure. Di fronte a quei piccoli esseri, che si perdono nei teneri abbracci un po’ incerti e timorosi, i dubbi e le incertezze scompaiono.

Per Janis la maternità, inattesa e non desiderata, rappresenta il completamento della sua vita già ricca di soddisfazioni. Contenta del suo modo di essere, donna indipendente e temeraria, vuole crescere sua figlia con gli stessi valori che le hanno tramandato la madre e la nonna.
Per Ana, invece, il diventare madre significa diventare velocemente adulta, donna. È ancora piccola, ha voglia ancora di vivere quelle esperienze che tutte le ragazze della sua età hanno, mentre si ritrova con un figlio. La paura l’assale, insieme a un’infelicità e un dolore profondo. Ma tutto scompare nel momento in cui prende la sua piccola bimba tra le braccia.

Teresa, madre imperfetta e egoreferente

Accanto a queste due figure materne si inserisce una terza, Teresa, madre di Ana, che incarna appieno il concetto di madre imperfetta che il regista spagnolo vuole sottolineare. Teresa è uno spirito libero che rifiuta i legami familiari ed è consapevole di essere priva di istinto materno. Concentrata solo su se stessa è insofferente ai bisogni di sua figlia. Pur essendo dispiaciuta di questo suo modo di essere e di non essere in grado di stabilire un sano legame con sua figlia, non cambia il suo comportamento.

Aitana Sánchez-Gijón è Teresa

Alcune volte ci troviamo di fronte a madri egoreferenti, particolarmente nel periodo della giovinezza, che tendono a comportarsi come amiche più che come genitore. Tendono a essere ipercritiche nei loro confronti e a far notare come, quando avevano la loro età, erano più magre, più belle di loro. Nasce, allora, una forte competizione, conscia o inconscia.
Spaventate dalla crescita delle figlie, dal loro diventare donne, queste madri si comportano come rivali. Questo modo di essere impedisce alle figlie di maturare, di sviluppare una propria identità, e le fa sentire poco amate, criticate e inadeguate.

Padri assenti o ininfluenti

Accanto a questa varietà di madri non ci sono padri: Janis non sa di chi è figlia, Ana è stata usata e quasi scartata da un padre assente emotivamente, anche se presente fisicamente; Cecilia, la figlia di Janis, è il frutto di una relazione breve e segreta, mentre Anita, figlia di Ana, nasce da una violenza anonima.

L’unico padre, anche se è stato messo da parte e non considerato nel suo ruolo, è Arturo, con cui Janis ha concepito Cecilia.
In questa situazione Almodovar mette in evidenza ciò che molto spesso accade, la difficoltà di alcuni uomini di voler riconoscere un figlio, quasi come reazione al potere materno.

Madres Paralelas non è solo un melodramma narrato, ma anche e soprattutto un’allegoria politica che attraverso le storie di queste due madri, imperfette e parallele, inquadra le due anime della Spagna, di ciò che è stata, e che forse continua a essere ancora.
Basti pensare all’ultima scena in cui si intravede una miriade di scheletri, di padri assassinati, di quegli uomini che hanno sacrificato la loro vita, vittime del regime franchista (i cosiddetti desaparecidos), che aspettano di essere riconosciuti.

Forse bisogna dissotterrare, riesumare, affrontare il passato e combattere una guerra che forse non è ancora finita e che, forse, non finirà mai se non si affronta la verità.

Per saperne di più:
Madres paralelas: Wikipedia
Trailer ufficiale in italiano del film

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