Le separazioni dei genitori

La separazione dei genitori è, senz’altro, un’esperienza dolorosa per il bambino, perché attacca la sicurezza del suo nido, e proprio per questo quando è possibile, è meglio evitargli tale esperienza. Però questo non significa vivere insieme per il suo bene, facendogli poi pagare la cosa in modo diverso: non più affettuosità tra i genitori, silenzi, indifferenze, letti o camere separate….

La cosa più importante è rimuovere le difficoltà che sono all’interno della coppia, magari anche con un intervento psicologico, quando è possibile, per il proprio benessere e per quello dei propri figli.

Spesso si sentono ragazzi parlare dei genitori che vivono insieme ma dormono in camere separate. I cosiddetti “separati in casa”, che restano insieme per amore del figlio, ma anche per una loro difficoltà a prendere una decisione dolorosa e difficile. In queste situazioni i bambini, o meglio i figli, si sentono compressi, in più in quanto non appartengono al problema. Sarebbe, quindi, meglio che i genitori, in queste condizioni, si separino in quanto non esiste più un legame affettivo tra loro e sono emotivamente distanti. E’ preferibile una chiarezza, soprattutto per i figli, che si può esplicare con la separazione ma mantenendo una alleanza in

Diamoci una mano
Diamoci una mano

quanto coppia di genitori.

La separazione è un problema molto grosso, delicato e complesso, tuttavia, in alcuni casi, questa è l’unica via per garantire a se stessi e ai propri figli una vita serena. Quando si continua a vivere in una convivenza inappropriata, i bambini possono reagire anche con manifaestazioni sintomatiche come ad esempio la balbuzie, mal di testa, vomito, anoressia…

Ad esempio il problema della balbuzie può essere legato alla conflittualità tra i genitori. E’ un modo di manifestare, da parte del bambino, la sua aggressività repressa quando si sente minacciato nelle sue sicurezze, nel suo mondo interiore. Egli può essere combattuto dalla lacerazione di vivere con due genitori che litigano sempre e la sua aggressività verso di loro per paura che l’abbandonino. questo è reso più chiaro dalla lettura della favola il Capretto balbuziente.

I continui litigi tra i genitori vanno ad agire sull’identità del bambino: egli si porta dentro due storie diverse, è come se avesse due parti di sé in lotta tra loro, e quando si schiera con una delle due, il prezzo che deve pagare è il sentirsi in colpa per aver tradito l’altra. L’aggressività che proverà a causa di questo conflitto troverà un suo sfogo, ad esempio sottoforma di sintomo. Balbettare, ad es., è normale nei primi anni di vita quando l’uso del linguaggio avviene per prove ed errori, in seguito è invece sintomo di un problema, di un conflitto interiore.

Molto spesso i genitori non si separano dicendo che lo fanno per i loro figli. Mi ricordo il caso di una paziente che raccontò di aver vissuto male, da piccola, il fatto che sua madre avesse detto che si sarebbe separata dal padre quando il fratello avrebbe avuto 18 anni. E che lo faceva per il bene dei figli. La madre mantenne la promessa. La paziente accusava la madre di averle rovinato la vita due volte: 1) non separandosi, privandola della spensieratezza dell’infanzia; 2) si sentiva più adulta dell’età che aveva perchè le toccava sempre mediare tra i due genitori e proteggere i fratelli. A causa dell’atmosfera sempre tesa in casa, non invitava mai le amiche. Non le andava che vedessero i suoi genitori sempre col muso o con un silenzio tomabale tra loro. Questo quando  non litigavano. In casa loro non c’era felicità. La conseguenza era che lei andava male a scuola e i fratelli frequentavano ragazzi poco raccomantabili. Non ancora diciottenne incontrò un ragazzo che scoprì in seguito essere tossicodipendente e così cadde anche lei nella rete, finendo poi in comunità. Qui, grazie all’intervento di un volontario rirese a studiare, si sposò e mentre aspettava un bambino, ecco che la madre realizzò ciò che aveva detto. Mandò via di casa il padre perchè il fratello più piccolo aveva compiuto 18 anni, chiedendo la separazione. A questo punto lei ha dovuto prendersi cura del padre depresso, dei fratelli sconvolti dall’evento, e il tutto stava minando quel momento tanto atteso in cui doveva essere più calma e serena proprio per il bambino. La conclusione è stata che i genitori le hanno fatto passare non solo una pessima infanzia perchè non avevano avuto il coraggio di separarsi, ma anche alcuni anni della sua vita di adulta.

Penso che questa testimonianza possa un po’ rendere l’idea di ciò che un bambino vive in certe circostanze.

Se una separazione è chiara e corretta i ragazzi reagiscono meglio che ai litigi quotidiani. Si arriva a un discorso di famiglia allargata che può essere di ausilio non solo ai ragazzi ma anche agli stessi genitori. Mi ricordo di un ragazzo che in un’occasione disse: “Me li posso portare tutti e quattro?”. Era bello vederli arrivare tutti e quattro tranquilli, rilassati tra loro, insieme al ragazzo.

Nella separazione non bisogna trattare il figlio come un pacco postale. Spesso c’è la tendenza a dividere equamente il figlio tra i due: una settimana qui e una settimana là, un mese qui e un mese là. Alla fine il bambino o il ragazzo non ce la fa più. E’ invece importante chiedere: “Dove ti senti più a tuo agio?” La risposta potrebbe essere: “Da… perché ho tutte le mie cose!” e alla domanda:”Perché allora non lo dici…?” si ha frequentemente questa risposta: “No, no, a mio/a padre/madre no , non posso dargli questo dispiacere,lo/a farebbe soffrire”.

Quante volte nostro figlio soffre per non far soffrire noi genitori?

 

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