Di fronte a una scelta o a una soluzione, due voci contrapposte emergono dal profondo
di Terry Bruno. I conflitti nascono dalla mancanza di equilibrio tra conscio e inconscio: ecco come armonizzarli.
Nei primi anni di vita la nostra parte incoscia è molta attiva. A mano a mano che il tempo passa la mente conscia incomincia a prendere il sopravvento e a sostituire quella inconscia, soprattutto per quanto riguarda la socialità, la comunicazione e l’utilizzo della propria intelligenza.
A cosa è dovuto tutto questo? All’imprinting dei nostri genitori e delle figure di riferimento, all’influenza scolastica, religiosa e alle proprie esperienze di vita. Tuttavia tale processo non annulla la mente inconscia, che resta sempre presente e attiva.
Pensate allora quanto sia importante che la parte conscia e inconscia siano in equilibrio, in accordo. Quando ciò non avviene, ecco che nasce un conflitto.
Uno, cento, mille conflitti
Per conflitto s’intende, in genere, una discordanza tra persone, idee o interessi che sono tra loro incompatibili o opposti. Dal punto di vista psicologico parliamo di conflitto mentale, una lotta molto spesso a livello inconscio, tra diverse e opposte rappresentazioni del mondo.
Si possono verificare conflitti interiori (all’interno del nostro io) e conflitti interpersonali, cioè all’esterno verso gli altri. Quelli interiori sorgono tra parti differenti dell’esperienza umana. Un esempio è dato dai conflitti comportamentali. Una persona può volere, da una parte, rimanere a casa davanti alla televisione e dall’altra parte invece uscire e fare esercizio fisico, fondamentale per la sua forma fisica.
Ma i conflitti possono riguardare anche i valori, le convinzioni, che possono essere contrastanti. Ad esempio una persona può essere certa da un lato che sia giusto imparare l’inglese, ma nello stesso tempo pensare di non essere in grado di poterlo fare. La conseguenza sarà l’insorgenza di una battaglia sulla possibilità di apprendere o meno la lingua. Esistono anche conflitti a livello di identità che riguardano i ruoli. Ad esempio si possono vivere dei conflitti tra il ruolo di genitore e quello di professionista.
Quindi potremmo dire che i conflitti interiori riguardano parti diverse di un unico sistema mentale ed è come se l’individuo si trovasse tra l’incudine e il martello. Secondo Freud, quando ci si trova di fronte a tale situazione una parte, tra le due, rimarrà frustrata e insoddisfatta.
Un Io, più cervelli, tante personalità
In PNL parliamo di parti, cioè aspetti di noi stessi che si manifestano attraverso comportamenti, pensieri o immagini. È come se noi avessimo varie personalità, che potremmo rappresentare come delle maschere che indossiamo e attiviamo in alcune situazioni. Quante volte sentiamo dire: “Non comportarti come un bambino!”. Cosa lo spinge ad avere un comportamento così diverso, irrazionale, infantile? È come se avesse scelto quel comportamento non consono alla sua età, attivato da una situazione, da un’emozione inconscia.
Se ragioniamo in termini di parti è molto più facile delimitare un comportamento indesiderato e poterci lavorare, in quanto un’azione non viene attuata da noi stessi, ma solo da una parte di noi. In PNL si dice che noi siamo un condominio di parti, cioè nostri comportamenti che si sono cristallizzati in determinati momenti della nostra vita. E proprio per poter individuare e risolvere i conflitti interiori e interpersonali, la PNL mette a disposizione risorse e tecniche a cui attingere come la ristrutturazione, l’integrazione tra parti, lo spostamento di posizioni percettive.
Il gioco tra le parti: ma voi da che parte state?
Forse vi sembrerà strano tutto questo, ma riflettete su alcune espressioni:
♣ “Da una parte vorrei chiamarlo/a, dall’altra vorrei che sparisse dalla mia vista!”
♣ “So di sbagliare, ma non posso fare diversamente”
♣ “È più forte di me, è come se una parte di me mi spingesse a farlo”
♣ “Voglio smettere di fumare, ma una parte di me lo impedisce, forse perché le piace troppo ed è più forte dell’altra”
♣ “Da un lato voglio avere un rapporto, dall’altro amo la mia libertà”
♣ “Non capisco perché continuo a comportarmi così”
Vi siete riconosciuti in alcune di queste asserzioni?
La conseguenza è molto spesso un senso di colpa e uno stato d’impotenza nei confronti di se stessi. Si è bloccati in un’impasse devastante che crea confusione e disorientamento.
Cosa fare dunque per la risoluzione del conflitto?
In realtà ognuna di queste parti ha un proprio modo di vedere la realtà e ha sempre un’intenzione positiva nei confronti di chi vive il conflitto e la vuole raggiungere in modo diverso. Per la risoluzione del conflitto, quindi, occorre identificare l’intenzione positiva di entrambe le parti, ponendo a ciascuna parte delle domande che hanno l’obiettivo di far riflettere. Ad esempio:
“Cosa vuoi ottenere quando ti comporti in questo modo?”
“Una volta ottenuto ciò che vuoi, cosa ottieni?”
“Quali sono i motivi per i quali vuoi ottenere questo…”
Supponiamo che entrambe le parti, vogliano per il soggetto la salute, il benessere, il piacere, la felicità, etc. In questo caso si può passare alla condivisione degli obiettivi trovati. In caso in cui le intenzioni positive sono diverse, è necessario trasferire le risorse che una parte possiede all’altra. In questo modo viene facilitata la cooperazione e l’integrazione delle parti. Questa tecnica viene chiamata “integrazione tra parti”, ed è un modo efficace di analizzare e rielaborare i dati della realtà. È una negoziazione inconscia che permette, a chi vive il conflitto, di capire meglio cosa succede al suo interno e di trovare una soluzione.
Foto di copertina di Tumisu, da Pixabay