La mappa mentale: uno strumento per apprendere giocando con le parole

Di Terry Bruno, psicoterapeuta e formatrice PNL

È ormai acquisito che l’apprendimento è un processo attivo, che impegna il soggetto, se non altro ad ascoltare. Lo studente non apprende se sta in classe ad ascoltare passivamente per cui, per poter fare lezione e impegnare gli alunni nei processi di ricerca / riscoperta / reinvenzione / ricostruzione / comprensione è necessario motivarli. La motivazione è di fondamentale importanza perché ciò che i ragazzi stanno imparando risulta corrispondere ad un loro bisogno. Non basta riuscire ad imparare, ma maturare l’atteggiamento favorevole all’apprendimento. E, se da una parte è vero che bisogna “imparare ad imparare”, dall’altra è ancora più vero giungere a provare piacere ad imparare.
Serve poco costringere gli alunni ad imparare, anzi la cosa può essere controproducente. Significativa è, infatti, la citazione di Freinet: “puoi portare il cavallo alla fonte e fischiare quanto vuoi, ma se il cavallo non vuole bere, non beve”.
Quanti ragazzi odiano leggere e aborriscono i libri e quanti giovani assumono atteggiamenti negativi verso l’apprendimento. Occorre, quindi, creare delle condizioni che inducano lo studente, a qualsiasi livello, a provare il gusto, il piacere dell’imparare. La parola studente, infatti, deriva dal latino studium che significa passione, amore, avventura.
È importante che l’alunno acquisisca non solo conoscenze, ma soprattutto competenze, abilità, strategie che gli permettano di continuare ad imparare nel modo a lui più giusto: “imparare ad imparare”, tenendo presente che essi posseggono e applicano già alcune capacità nei loro giochi e nelle attività effettuate fuori dalle mura scolastiche (classificare le figurine, comparare i costi degli oggetti di loro gradimento).
Ci si può chiedere: come può un insegnante sostenere e sviluppare una tale competenza?
Secondo la psicologia dell’apprendimento, il cervello umano ricorda:

  • i primi elementi imparati;
  • gli ultimi elementi imparati;
  • gli elementi associati con cose o schemi già incamerati, o collegati ad altri aspetti di ciò che si sta imparando;
  • gli elementi che sono unici o eccezionali;
  • gli elementi che in qualche modo coinvolgono uno dei cinque sensi;
  • gli elementi che suscitano particolare interesse nelle persone.

In seguito a queste indicazioni numerosi ricercatori hanno capito che il cervello umano funziona per connessioni, associazioni, enfasi. Il cervello, infatti, assorbe meglio le informazioni che gli arrivano sottoforma di parole chiave, di associazioni tra parole, di immagini. Gli studiosi sono concordi nel sostenere che la nostra conoscenza si costruisce secondo percorsi di tipo reticolare: per ogni informazione che arriva al nostro cervello, noi cerchiamo un posto nella nostra mente, in modo che possa legarsi ad altri nodi della nostra rete conoscitiva. Se trova un aggancio, l’informazione resta saldamente inserita nel nostro cervello e disponibile per altri collegamenti e necessità. Se, invece, non sappiamo dove collocarla la si può perdere o non troverà il giusto utilizzo.
In base al processo reticolare del cervello, intorno al 1960, Tony Buzan ha sviluppato una tecnica: la Mind Mapping o Mappa Mentale che fa parte della metacognizione. Quando una persona è stimolata da una parola o da un concetto, nel suo cervello avvengono una serie di processi che portano a collegare la parola – stimolo ad altri concetti o idee già presenti in esso. Si hanno, così, una serie di connessioni, costituendo una rete, una mappa di concetti e d’idee che insieme rappresentano ciò che per la persona significa la parola stimolo.
Consideriamo, ad esempio, il modo in cui si sviluppa il cervello di un bambino, in particolare il modo in cui impara la lingua. Una delle prime parole che i bambini dicono è “mamma”, perché la “mamma” è il centro della loro Mappa Mentale. Da questa parola si irradiano una serie di rami principali: amore, cibo, calore, protezione, guida, educazione. Perciò il bambino fa istintivamente Mappe Mentali interiori, dal momento in cui nasce sino a tutta la sua vita.
L’insegnante deve, quindi, assicurarsi che tali reti, così intricate e naturali, continuino ad essere alimentate nel periodo degli studi ed anche ad essere usate più avanti nella vita. Uno strumento efficace è dato dall’utilizzo delle Mappe Mentali, che permettono di rendere l’insegnamento e l’apprendimento più facile e divertente. Esse sfruttano al meglio le potenzialità latenti dell’emisfero destro del nostro cervello, che elabora le informazioni in modo globale, creativo, intuitivo, figurato ed emotivo, bilanciando l’emisfero sinistro che è più logico, razionale, verbale. Si mettono, così, in relazione la ragione e il sentimento.
Perché utilizzare la Mind Mapping nella didattica?
Le motivazioni sono tante.
Per l’insegnante la Mappa Mentale è utile:

1.per la preparazione di una lezione, in quanto più veloce e permette sia al docente che allo studente di avere una panoramica dell’intero argomento in ogni momento. Una lezione mappata mentalmente permette di essere aggiornata annualmente, in quanto le conoscenze del docente si evolvono continuamente, portando a formulare lezioni sempre differenti;

2.per dare una panoramica del programma di studio dell’intero anno, mostrando come sarà suddiviso in quadrimestri o trimestri e il tipo di lezioni da effettuare;

3.come schema per tenere lezioni, perché permette al docente di tenere un equilibrio tra un discorso spontaneo e fresco da una parte e una presentazione strutturata e chiara dall’altra;

4.come adattamento del tempo di lezione, particolarmente se il docente ha acquisito qualche nuova informazione appena prima della lezione (una notizia di attualità, un collegamento col docente precedente);

5.per mantenere vivo l’interesse degli studenti grazie all’uso di una lavagna nera o bianca, o un grosso blocco o proiettore di lucidi, su cui l’insegnante può disegnare, a mano a mano che la lezione progredisce la mappa mentale. In questo modo si ha una maggiore chiarezza della struttura della lezione, favorendo la memorizzazione e la comprensione dell’argomento trattato. Per una migliore valutazione dell’apprendimento si possono consegnare agli studenti delle Mappe Mentali a “scheletro” in modo tale che vengano completate, oppure delle fotocopie in bianco e nero da colorare per contrassegnare le diverse zone della mappa e per aiutare la memoria e la creatività.

Gli studenti, invece, possono usare le Mappe Mentali:

1.per prendere appunti di lezioni in modo più divertente e approfondito, aiutando la comprensione e la rappresentazione dei concetti grazie alla visualizzazione dei legami logici e delle relazioni gerarchiche;

2.come supporto alla creatività, perché la mappa mentale stimola a considerare idee e associazioni non ancora elaborate, sia autonomamente che in gruppi di lavoro anche dopo l’utilizzo del Brainstorming;

3.come comunicazione del pensiero, in quanto esplicita graficamente i legami concettuali e facilita la creazione di associazioni mentali;

4.come stimolazione alla motivazione ad imparare in ogni fase dell’apprendimento, pertanto la sua utilità si estende a tutte le discipline, comprese quelle scientifiche.

Con le mappe mentali si può, quindi, organizzare un’efficace attività didattica.
Supponiamo di voler fare una lezione sul Rinascimento utilizzando una Mappa Mentale:

s’inizia con un’immagine colorata nel centro, come simbolo del Rinascimento, da cui si dipartono dei rami principali su cui vanno scritte, a stampatello, delle parole chiave che hanno valenza evocativa o di associazione. Dai rami principali prendono origine altri rami che, a mano a mano che si allontanano dal centro, hanno dimensione più ridotta e su cui vanno inserite altre parole connesse alla parola chiave del ramo principale. è opportuno, poi, dare un ordine, numerando in senso orario la mappa.

I vantaggi sono, indubbiamente, molteplici sia per lo studente che per il docente.

Già da alcuni anni vengono utilizzate nelle scuole superiori, come supporto alla preparazione degli esami, le Mappe Concettuali che si rifanno al concetto delle mappe mentali: si parte da un argomento centrale a cui sono collegate le varie connessioni ed associazioni nelle altre discipline. La mappa concettuale non è altro, quindi, che un organizzatore mentale della conoscenza.
Con la costruzione della mappa mentale l’apprendimento diventa più significativo e lo studente ha l’opportunità di riflettere sui concetti e sulle modalità che utilizza per dare un senso a ciò che impara, scoprendo di conseguenza il suo modo d’interpretare e rielaborare la realtà.
In questo modo l’insegnante e la scuola, in toto, hanno l’opportunità di aiutare l’individuo a diventare artefice del proprio sviluppo, in modo da avere un ruolo attivo nel mondo.