Amnesie sentimentali perché non vogliamo vedere il dolore e il tradimento

Autore Terry Bruno, Ester Palma, pubblicato in 27esima ora – corriere della sera, 24 febbraio 2017

 

 

Un tradimento, la scoperta di un lato del carattere del nostro partner che ci delude, un suo comportamento arrogante o insensibile: per molte di noi la soluzione è una, rapida e (apparentemente) indolore. Si cancella tutto, si fa finta di non vedere, di non sapere, di non essersene nemmeno accorte. Ovvero si operano quelle che la psicologa e psicoterapeuta Terry Bruno definisce «amnesie romantiche», nel senso che preferiamo «rimuovere» quello che ci fa soffrire.

Quelle «rimozioni» dall’infanzia in poi

Spiega Terry: «Sono quelle rimozioni che si possono già effettuare da piccoli, di fronte a comportamenti genitoriali magari svalutanti o a esperienze dolorose alquanto traumatiche. E così ci si abitua ad usare quel comportamento evitante che sembra farci sentire tutelate e salvaguardate, ma che invece, inconsciamente, ci porta a sentirci frustrate e con la nostra autostima sotto i piedi. E allora ecco che il tradimento, che ci fa sentire inadeguati, poco importanti, svalutati, può diventare un qualcosa che semplicemente non vogliamo vedere. E quindi non vediamo, fino alla fine, quando la realtà ci colpisce forte come uno schiaffo in faccia. In realtà avevamo tutti gli strumenti per capire. Come quando ci si ritrova accanto a qualcuno che non si riconosce più, che è cambiato, e in peggio, nei suoi atteggiamenti verso di noi, ci vogliamo convincere che si tratta solo di fraintendimenti, di percezioni (nostre) sbagliate: è sempre lui o lei che abbiamo accanto e la nostra sofferenza o anche solo il fastidio che proviamo è solo un momento passeggero. Ci si identifica in quella vignetta con le tre scimmiette, una non vede, l’altra non sente e la terza non parla».

Se lui /lei diventa irriconoscibile

Ma a volte queste particolari «amnesie» non hanno nemmeno bisogno, secondo Terry, di eventi troppo traumatici: a dire la verità, e questo più che Terry mi sentirei di dirlo io, la maggior parte dei nostri partner assomigliano, per maniere e delicatezza, più a dei grizzly delle grandi foreste che a degli esseri umani senzienti e (almeno un po’) sensibili. All’inizio non sembrano così, no, quasi mai. Anzi. Le sorprese vengono dopo: quasi sempre è solo una questione di tempo. Da principe a rospo, mai il contrario. Spiega appunto Terry: «Quante volte vorremmo che il nostro lui o la nostra lei diventasse un altro/a, che avesse un’amnesia in modo da fargli cancellare ricordi o comportamenti per noi fastidiosi? E poi ritrovarsi di fronte qualcuno che sembra abbia azzerato completamente il suo modo di essere e magari è diventato più entusiasmante? Ma poi è proprio questo ciò che potrebbe avverarsi? O è solo una nostra idea di qualcosa di diverso e meraviglioso che rimane quasi fantascienza?».

Rimpiangendo «l’amore che strappa i capelli»

In effetti, e questo capita soprattutto nei lunghi matrimoni, nelle convivenze senza più sale, né pepe, a volte si vorrebbe, magari proprio davanti a un tradimento o alla semplice constatazione che il sentimento si è affievolito fino a scomparire, poter cancellare tutti gli anni di «buio», di disagio, litigi, silenzi, freddezze, assenza di sesso: «Tu devi tornare ad amarmi come il primo giorno», si vorrebbe poter dire al/alla partner. Cosa evidentemente impossibile, quando «l’amore che strappa i capelli è perduto ormai» come cantava De Andrè. E allora quel cancellare, quel non ricordare, quell’ostinarsi a vedere solo una parte della verità, sembrano la soluzione migliore. In effetti si sta fuggendo dalla realtà, da qualcosa che ci spaventa e pensiamo di non essere in grado di affrontare. Con l’unico risultato spesso di essere presi per dementi da chi abbiamo vicino. Che invece la situazione ce l’ha molto chiara in testa.

Le emozioni da «liberare»

Secondo Terry Bruno, «In fondo non siamo altro che il prodotto delle nostre esperienze, che costituiscono il nostro modo di essere e influenzeranno anche il nostro comportamento futuro. Quel nostro atteggiamento passato ci è stato utile e per questo continuiamo ad utilizzarlo sino al momento in cui ci rendiamo conto che ci va ormai stretto. Ed è proprio questo il momento di aver il coraggio di cambiare, di diventare lampi che illuminano uno spazio, una superficie permettendo di vedere particolari prima celati dalla penombra e dall’oscurità. È un momento d’impatto, che può spaventare, ma come tutti quanti noi sappiamo, dopo la tempesta arriva sempre la calma e così l’arcobaleno può risplendere nel nostro cielo, ricolorando la nostra vita fin a quel momento piena di cancellazioni, di deformazioni. Ma che bello poter nuovamente respirare a pieni polmoni, senza più paura di dover nascondere qualcosa, ma lasciarsi andare alle emozioni e camminare fieri lungo il tragitto della nostra vita».