Braistorming: stimolare la creatività

Di Terry Bruno, psicoerapeuta e formatrice PNL
Pubblicato su “Tuttoscuola”, novembre 2005, n. 456

Cosa rende bravo un insegnante? Prima di tutto la sua capacità di aiutare lo studente ad imparare da sé, a vedere le cose da diversi punti di vista per poter mirare ad una conoscenza obiettiva, a non aver paura degli errori, dei disastri, dei fallimenti. Sarebbe quindi opportuno mantenere una mentalità aperta davanti ai dubbi, alle incertezze, per poter liberare il proprio potenziale creativo.
Nelle scuole spesso si finge di appoggiare l’idea dell’individuo rinascimentale, in realtà si tende più verso colui il quale mostra una maggiore logicità, spesso collegata ad una migliore capacità d’apprendimento.
Il premio Nobel Roger Sperry scoprì la diversa specializzazione dei due emisferi cerebrali: l’emisfero sinistro che elabora il pensiero logico ed analitico, e il destro che si occupa di quello immaginativo e dà una visione d’insieme. Gli individui che hanno l’emisfero sinistro dominante tendono a fare una bella figura a scuola, ma spesso hanno difficoltà ad esprimere le loro capacità creative; quelli, invece, che hanno l’emisfero destro dominante appaiono un po’ svagati e spesso vengono loro attribuite, erroneamente, difficoltà di apprendimento.
Si dovrebbe, quindi, tendere ad un equilibrio, in cui si sappiano sfruttare le proprie capacità logiche e creative in modo armonico. Leonardo da Vinci, ad esempio, è l’espressione di come sia possibile raggiungere questo equilibrio, infatti egli proiettò nella scienza la visione dell’artista.
Come allora portare l’alunno a sviluppare la propria creatività, a condividere pensieri ed emozioni e a facilitare uno scambio d’idee nel gruppo, senza paura di sbagliare o di essere criticati?
Una tecnica ampiamente utilizzata nelle scuole di ogni ordine e grado, anche come strumento didattico per favorire l’apprendimento, è il brainstorming, alla lettera “tempesta d’idee”.

Questa tecnica ha tre obiettivi:

  • Stimolare la creatività di gruppo.
  • Condividere emozioni e pensieri.
  • Produrre il maggior numero possibile d’idee.

In questo modo si valorizzano le esperienze di ognuno stimolando la curiosità e creando nuove associazioni mentali.

Cosa succede nella classe?
A livello individuale ognuno esprime le proprie idee al riparo dal giudizio altrui, abbassando le proprie difese che spesso impediscono all’alunno di mostrarsi agli altri e di utilizzare le proprie capacità e risorse.
A livello di gruppo imparano ad interagire con gli altri, ad arricchire il proprio sapere e a capire che lavorare insieme è meglio. Infatti si ottengono dei risultati che solo un lavoro di gruppo può dare.
Potremo dire che il brainstorming di gruppo assomiglia ad un unico cervello creativo rappresentato dall’intera classe, che si muove all’unisono con potente inventiva.
Le idee che emergono, spesso concatenate l’una all’altra, possono essere anche strampalate, pazze, apparentemente irrazionali. Ciò non deve intralciare il lavoro in quanto il tempo dell’analisi e della critica verrà in un secondo momento. Bisogna tenere presente che le idee che emergono non sono ancora soluzioni, in quanto ci sarà in seguito una trasformazione delle idee in soluzioni possibili.

Come si può applicare il brainstorming in aula?
Si divide la classe in due gruppi. Dodici persone sono un numero adatto per una riunione di brainstorming, ma può anche funzionare sia con quindici che con sei bambini/ragazzi. Se il gruppo è più grande si può dividere in gruppi più piccoli e alla fine si possono confrontare le osservazioni.

Ciascun gruppo elegge un proprio presidente che ha il compito di guidare la riunione con i seguenti doveri:

  • Bloccare i compagni che cercano di valutare o criticare le idee degli altri;
  • Controllare che i compagni non parlino tutti assieme;
  • Individuare chi, pur tentando di dire qualcosa, viene sopraffatto da chi ha una personalità aggressiva;
  • Non chiedere di parlare a turno, perché ognuno è libero di parlare quando vuole; se c’è un silenzio prolungato può chiedere ad un partecipante di esprimere una propria idea;
  • Controllare che l’idea elicitata venga trascritta, ad esempio sulla lavagna, e se essa sia già presente nell’elenco;
  • Può rileggere l’elenco in caso di tempi morti;
  • Concludere la riunione alla fine del tempo stabilito, in genere mezz’ora, o quando appare esaurita la capacità creativa.

Se c’è difficoltà per eleggere il presidente, l’insegnante può suggerire un nome. Se c’è un unico gruppo può essere l’insegnante stesso il presidente e, al tempo stesso, il verbalizzante.

Il gruppo deve rispettare alcune regole del brainstorming:

  • nessuna critica o valutazione;
  • dire ciò che si vuole, anche se appare ridicolo o sbagliato;
  • esprimere, possibilmente, con poche parole l’idea;
  • ascoltare il presidente;
  • dare il tempo di poter verbalizzare le idee.

L’insegnante può partecipare a turno ai gruppi, senza essere troppo invadente. L’unica cosa che rende possibile un eventuale intervento è l’insorgenza di valutazioni o critiche e l’eventuale inclinazione di alcuni ragazzi ad essere troppo spiritosi per farsi notare, sapendo che le loro idee saranno lette ad alta voce. In questo caso è opportuno ridimensionare l’eccesso, chiedendo un ulteriore spiegazione dell’idea.
Viene dato un tema che potrebbe riguardare come progettare qualcosa, come affrontare un problema, come fertilizzare il deserto, come fare una ricreazione armoniosa, ecc.; oppure il tema può essere sintetizzato in un unico termine (amore, gioco, comunicazione, ecc.). Sono, questi, alcuni suggerimenti, ma l’insegnante è in grado di trovare altri problemi da proporre agli studenti. Quello che si chiede è un modo nuovo di soluzione, un modo migliore di realizzazione.
Al termine del tempo prestabilito i gruppi si riuniscono e vengono letti gli elenchi delle idee.

A questo punto l’insegnante può:

  • commentare il brainstorming considerando la tendenza a valutare o l’eventuale eccessiva timidezza del singolo gruppo;
  • rilevare la similarità di alcune idee e l’originalità di altre;
  • individuare alcune idee interessanti e quanto possano essere proficue, ricavando il principio funzionale in modo da poterlo sviluppare meglio.

Si passa, quindi, alla valutazione delle idee. In genere è consigliabile effettuarla in giorni diversi rispetto alla riunione di brainstorming, in modo che l’intera classe possa valutare l’utilità di ogni singola idea. Questa valutazione, che potrebbe riguardare l’utilità diretta, l’approccio interessante, un ulteriore approfondimento e lo scarto, può essere effettuata nello scrivere alla lavagna poche idee alla volta invitando ogni studente ad assegnare un voto alle singole voci. Si fa, poi, un elenco in base ai voti delle singole voci.
La riunione di valutazione, in questo caso, è una parte necessaria ma non importante del brainstorming in quanto appartiene ad un discorso logico.
Bisogna tenere presente che le varie idee e soluzioni sono concatenate tra loro e il collegamento è dato da un criterio di esclusione: si può mettere in pratica una soluzione se e solo se è stata dimostrata l’inefficacia della precedente. Quando un alunno trova una soluzione, un altro può migliorarla, un altro ancora dall’associazione delle due può ricavarne una terza. Nessuno, quindi, è padrone dell’idea, in quanto ognuna viene ripresa, sfruttata, trasformata dagli altri membri del gruppo.
Diceva Osborn, creatore di tale tecnica: “Lo scopo fondamentale del brainstorming è di raccogliere il maggior numero di alternative. Pertanto il problema deve essere tale da prestarsi a molte “risposte” possibili. Non dovrebbe essere applicato a giudizi di valori come: “qual è il momento migliore per incominciare ad insegnare l’algebra”.
Col brainstorming si porta l’alunno ad essere più flessibile, a lavorare in gruppo, a non fermarsi di fronte agli ostacoli ma, anzi, ad utilizzarli come spunto e stimolo per il raggiungimento di un obiettivo.
Walt Disney diceva che quando aveva un nuovo progetto lo affrontava con tre atteggiamenti mentali diversi e successivi: la fase creativa, la fase realistica e la fase critica.
Nella prima fase, faceva andare liberamente la mente, immaginando di tutto e prendendo nota di tutto ciò che gli passava per la mente. Nella fase realistica vedeva come poteva realizzare le idee. Nella fase critica affrontava tutti i problemi e i limiti del progetto.
In questo modo egli poteva realizzare progetti originali e complessi, in quanto faceva seguire la parte realistica e la critica alla creatività.