Come ci si può amare senza toccarsi, senza un bacio o una carezza? È quanto affrontano i protagonisti di “A un metro da te“, il film di Justin Baldoni, ispirato all’omonimo romanzo (Mondadori) di Rachael Lippincott che tratta il tema della fibrosi cistica, malattia che impedisce il contatto fisico. E quindi anche il tema della vita e della morte, della necessità del rispecchiamento materno e di come la rete, in questo caso, possa aiutare. Argomenti che la psicoterapeuta Terry Bruno suggerisce per fare “terapia in sala” …
È in sala (dal 21 marzo per Notorious Pictures) il film diretto da Justin Baldoni, A un metro da te, tratto dall’omonimo romanzo di Rachael Lippincott, tradotto da Mondadori.
È una storia d’amore tra due ragazzi affetti da fibrosi cistica, malattia che non permette loro di avere alcun contatto, ma di mantenere una distanza di sicurezza di due metri.
Un film pieno di emozioni che tratta varie tematiche alquanto complesse come il senso della vita e della morte, la malattia e le sue regole, l’amore, un sentimento visto in un modo diverso e come sia possibile viverlo anche senza quel contatto fisico così importante e primordiale.
Una connessione sentimentale creata intorno a presupposti diversi dal “contatto fisico” che è il primo atto di comunicazione che avviene alla nascita. Le carezze, gli abbracci hanno un potere speciale, il potere di comunicare l’affetto e i sentimenti che, già da piccolo, il bambino riesce a comprendere, ricevere e interiorizzare.
Avere un contatto fisico significa entrare nella zona intima, quella in cui tutti siamo più vulnerabili, che ci aiuta a sentire più vicina l’altra persona e così aumenta la nostra empatia verso di lei/lui, e il rispetto per le sue emozioni e sentimenti. E allora è possibile amare qualcuno senza sfiorarsi, sentire il calore dell’altro sotto le proprie mani? E come dice Stella (interpretata da Haley Lu Richardson), la protagonista: “Contatto fisico. Abbiamo bisogno di quel contatto con la persona che amiamo quasi quanto il bisogno di respirare. Non l’ho capito fino al momento in cui non ho più potuto averlo”.
Come spesso accade ci si rende conto di quanto qualcosa o qualcuno siano importanti quando non si ha più la possibilità di averli e allora si riesce a scoprire un altro modo per sopravvivere. Stella e Will (Cole Sprouse) s’innamorano senza mai toccarsi e il loro amore è così speciale perché nasce con la consapevolezza che ci sono infiniti modi per stare insieme, anche senza toccarsi.
È il condividere emozioni, dolori, paure, ma anche gioia, divertimento che porta a quell’intimità che ognuno di noi dovrebbe sperimentare. Il godere di ogni attimo che la vita ti offre, il vedere le luci, il paesaggio, il sentire l’aria che penetra dentro di te e ti accarezza, l’ascoltare il silenzio e quei rumori a cui spesso non dai ascolto.
Questo è assaporare la vita. E te ne rendi conto solo quando stai lì per perderla e magari hai desiderato di farlo, perché non c’era uno scopo che giustificasse la necessità di non farlo. Ma nel momento in cui incominci a vedere le cose diversamente, da un altro punto di vista, in cui ti rendi conto che aprirti al mondo ti fa sentire vivo, ecco che ogni momento acquista un sapore diverso.
Ed è proprio quello che Stella ha fatto con Will, gli ha insegnato a sperare, a dare valore a se stesso, alla sua vita, che c’è altro da sperimentare, stravolgendogli la sua visione del mondo. È un incontro tra due mondi diversi che riescono a integrarsi perché si hanno degli obiettivi comuni supportati dalla forza dell’amore.
Stella è l’espressione di una generazione post-millennial che utilizza il vlog o “video-blog”, una sorta di diario personale sottoforma di video, pubblicato su YouTube. Questo modo di comunicare è una sorta di appagamento nell’essere visti e considerati. È quel senso di benessere e sensazione che percepisce il neonato, nel rispecchiarsi negli occhi della madre non vivendo un’identità separata da lei. In questo modo sperimenta la propria esistenza.
Secondo Winnicott, pediatra e psicanalista, se il rispecchiamento materno risulta essere positivo si possono mettere le basi per la nostra sicurezza, autostima, e avere fiducia in noi stessi. Se invece il rispecchiamento risulta essere carente si svilupperà una sensazione d’inadeguatezza, sperimentando un senso di rabbia e angoscia in seguito alle emozioni negative provenienti dalla madre.
In questo caso ci sarà la ricerca negli altri di qualcosa che possa riempire quel vuoto interiore e così la rete diventa un sostituto degli occhi della madre nella primissima infanzia e permette di sentirsi un po’ importanti come non lo si è mai stati.
Davanti all’obiettivo Stella racconta la sua verità, in modo ironico, ma anche solare, un modo utile a se stessa per elaborare la sua malattia e agli altri come lei per non sentirsi soli. Ed ecco che YouTube assume una connotazione diversa, diventa uno strumento per abbattere le barriere, e favorire il contatto, quel contatto che in soggetti come Stella e Will viene negato, per una loro protezione.
Attraverso il cellulare, l’IPad, lo schermo del computer, nasce quella connessione e quella conoscenza che va oltre il semplice contatto. È un gioco di sguardi, di sorrisi, ma anche di accettazione di se stessi, della propria esistenza, del proprio corpo pieno di cicatrici, che non per questo può perdere la sua sensualità, perché tutto nasce da come si percepisce l’altro, dal significato che gli viene dato, da quell’emozione che può creare quel piacere di sfiorarsi mentalmente attraverso lo sguardo, dando vita a qualcosa di magico. A questo punto le distanze improvvisamente si riducono e si dissolvono. A volte gli amori più grandi sono quelli che non iniziano con un colpo di fulmine ma superando insieme gli ostacoli.
A un metro da te è un inno alla vita, ma anche all’amicizia e all’amore, di come si possa stare vicini solamente rimanendo uniti. È un film che ci fa riflettere su quanto si può essere fortunati nel poter toccare, baciare e stringere tra le braccia coloro che amiamo, e quanto sia importante lasciarsi andare alle emozioni, vivere il presente anche nell’incertezza del futuro, ma soprattutto godere di ogni attimo che la vita ci offre e di non dare nulla per scontato.