Non più sull’orlo di una crisi di nervi. Donne 50enni orgogliose di esserlo

Chi l’ha detto che una donna a 50 anni non può essere felice? Agnès Jaoui nei panni di una cinquantenne che ha perso il lavoro è separata e in procinto di diventare nonna. La paura di invecchiare, la menopausa, il rapporto genitori/figli. Tanti i temi contenuti in “50 primavere”, il film di Blandine Lenoir (al cinema dal 21 dicembre per Bim) che Terry Bruno propone per fare “terapia in sala”…50 primavere

50 primavere è un bellissimo film della francese di Blandine Lenoir che uscirà nelle sale il 21 dicembre. Un film che affronta il tema del passare del tempo, di come la donna, in questo caso Aurore, affronta il cambiamento fisico, psicologico, fisiologico e affettivo che si accompagna all’invecchiamento.

Aurore è una donna di 50 anni che ha perso il lavoro, è separata dal marito, con due figlie di cui una incinta. L’attrice francese Agnès Jaoui è molto brava nell’esprimere attraverso il suo linguaggio del corpo e la mimica facciale, la sofferenza di questa sua trasformazione. Ed ecco che all’improvviso compare un ventaglio che si sventola nervosamente davanti al viso o quel maglione che si toglie per un’inaspettata vampata di calore.

In queste scene molte donne che vivono lo stesso problema hanno la possibilità d’identificarsi. Un sintomo non molto spesso accettato che segna una non più fertilità e il passaggio verso una fase della vita che, come viene definita dal ginecologo consultato per il problema, “dopo i 30 anni si entra in una parabola discendente, con il culmine verso i 50”.

Immaginate la faccia della povera Aurore di fronte a una tale dichiarazione. Lei ormai cinquantenne, deve non solo affrontare la dura realtà, ma deve sentirsela spiattellare crudamente da un ginecologo incurante che continua a parlare in termini tecnici delle varie fasi della menopausa e degli “stock” di ovociti ormai degenerati.

Una presentazione del quadro della menopausa che fa rabbrividire al solo pensarci, eppure ricca di pennellate di ironia. Aurore si sente non più giovane, avverte di aver svoltato il giro di boa e allora incomincia a osservare il cambiamento dei tratti del suo viso, la trasformazione del suo corpo. Mentre vive con un senso di angoscia e di melanconia questa sua realtà, sua figlia maggiore le annuncia di essere incinta. Ecco, ora è per giunta anche nonna…

Questo suo annichilimento, dovuto a un conflitto interiore tra gioia e mera disperazione, è talmente visibile che la figlia scoppia a piangere e incomincia ad accusarla di pensare solo a se stessa, come quando da bambina la lasciava sola nel momento dei compiti a casa.

Il rapporto genitori/figli è narrato nel suo mutare nel tempo, quei bellissimi momenti giocosi che spesso si passano insieme quando i figli sono piccoli, per poi affrontare la triste realtà della solitudine quando i figli vanno via di casa. E poi c’è la difficoltà di dover affrontare le delusioni che i figli vivono nei loro rapporti di coppia, le loro paure, come aiutarli, accoglierli. E pensare che molto spesso basterebbe solo ascoltarli.

Ma 50 primavere non è solo questo, ma anche la rinascita di una donna, discriminata sul lavoro e ormai quasi al margine di una società alquanto selettiva, che riesce a ritrovare se stessa, il suo ruolo nel mondo e a rivivere quell’amore vissuto e perduto in età adolescenziale e ritrovato per caso.

Bellissimo è quel gioco di sguardi che Aurore e il suo Christophe, il suo primo amore a cui aveva rinunciato quando lui era partito per il militare, hanno durante la cena al loro primo incontro. Uno sguardo d’imbarazzo si alterna a quello pieno di desiderio, mentre gli occhi osservano il viso dell’altro alla ricerca di un segnale che possa far capire verso quale orizzonte si sta andando. Silenzi e frasi interrotte da sguardi. Una riscoperta di emozioni sopite e di cui si ha paura. Sì, paura di nuove delusioni che a questo punto della vita non si ha molto tempo per poterle elaborare. Possiamo dire, in conclusione, che Aurore è una miscela di follia verso la ricerca di se stessa, di dolcezza e fascino, nello stesso tempo, ma soprattutto di positività, perché il messaggio che passa è che anche a 50 anni si può essere felici.

 

 

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