Convegno “Posturologia in età evolutiva” – Ischia
Vi sono due tipi d’apprendimento:
L’apprendimento concettuale che dipende dalla comprensione e dal pensare (processo cognitivo) e l’apprendimento automatico di abilità strumentali che è direttamente proporzionale all’esercizio.
In classe, chi non impara?
Se escludiamo: i bambini che hanno un disturbo affettivo primario, quelli che hanno un ritardo cognitivo, i bambini che hanno un deficit sensoriale, quelli che vivono in uno svantaggio socio-culturale, rimngono quelli
con un disturbo di apprendimento (d.a.). Diverse possono essere le cause del d.a.:
- Deficit di elaborazione linguistica (alunni più lenti nel comprendere le informazioni);
- Deficit d’attenzione (alunni distraibili, non si concentrano su nulla);
- Deficit di coordinazione visuo-motoria (il cervello riceve messaggi misti dagli occhi e dalla mano);
- Deficit nell’espressione orale Disnomia fenomeno della parola sulla punta della lingua;
- Deficit di immagazzinamento e recupero dell’informazione;
- Deficit nella lettura, nella scrittura o nel calcolo Disturbo Specifico d’Apprendimento (DSA).
Gli individui con DSA sono persone intelligenti (talvolta anche con un funzionamento cognitivo sopra la media).
“… un genio, un grande scienziato…con la sua teoria della relatività ha rivoluzionato il mondo… ha vinto il premio Nobel nel 1921…”
Il DSA è un Disturbo che determina difficoltà a volte molto rilevanti nell’acquisizione delle cosiddette abilità scolastiche (difficoltà negli automatismi):
- lettura= Dislessia
- scrittura= Disgrafia e Disortografia
- calcolo= Discalculia
cioè di quelle abilità che costituiscono il nucleo principale dell’istruzione, almeno nei primi anni di scolarizzazione.
“…non riusciva a leggere e a scrivere, si stancava a leggere e a scrivere, le lettere gli ballavano davanti…, non aveva mai capito il n. 7 gli sembrava ill naso di suo zio al contrario…”. “…non riusciva a ricordare niente, neanche che la F viene dopo della G, l’alfabeto era il suo nemico, la sua testa era piena zeppa di nozioni, ma da dove partire lui non lo sapeva. L’alfabeto ballava sempre. Un giorno il povero ragazzo rimase schiacciato dal peso dello studio. Fu bocciato. …”.
Il periodo più critico della manifestazione coincide con il periodo scolastico, ma ci possono essere stati segnali o difficoltà anche prima dell’ingresso alla scuola Primaria. Se non vengono comprese le difficoltà….essi si sentono a disagio!
“… tutti lo chiamavano “asino” o “sciocco”, tutti lo prendevano in giro…”.
Essendo intelligente, si rende conto confusamente che qualche cosa in lui non va, e spesso reagisce mettendo in atto strategie di mascheramento (disturba o fa il buffone in classe) o si chiude in se stesso; il circolo vizioso di tentativi, fallimenti e frustrazioni scolastiche ripetuti non può non incedere negativamente sulla propria autostima e fiducia in se stesso.
Come conseguenza abbiamo un’iperattività, un’aggressività, una passività, una demotivazione e una disistima.
E’ quindi molto importante che l’ambiente in cui un ragazzo con DSA vive (la famiglia, la scuola, il collegio) non neghi o fraintenda la sua difficoltà (spesso viene considerato pigro e svogliato e quindi colpevolizzato), ma la comprenda in tutte le sue sfaccettature, nei punti di forza – che pure ci sono – e nei i punti di debolezza, e adotti tutte le strategie necessarie per aiutarlo. Più frequente nei maschi che non nelle femmine (rapporto di circa 4 a 1).
La presenza di un disturbo specifico di apprendimento spesso determina difficoltà psicologiche nelle seguenti aree:
La Dislessia è un disturbo specifico di lettura e si caratterizza per la difficoltà ad effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza; tale difficoltà si può ripercuotere, nella maggior parte dei casi, sulla comprensione del testo. Essi possono effettuare inversioni di lettere (ad= da; per=pre), sostituzione di lettere simili graficamente (d-b, p-q) o che si pronunciano in modo simile (b-p, t-d, s-z), avere difficoltà a riconoscere gruppi sillabici complessi (ch, gn, gl, gh), fa errori di anticipazione di parola (tira ad indovinare la parola leggendo le prime lettere e molto spesso sbagliandola). Possono avere difficoltà a mantenere la riga di lettura con una lettura lenta e a volte sillabata, per cui presentano una difficoltà di comprensione del testo.
Il soggetto alle prime prese con la dislessia, per un sano meccanismo di difesa personale, tende ad evitare le situazioni che lo mettono in difficoltà e ansia. È probabile, quindi, che egli si rifiuti di leggere a voce alta in classe e a casa quando fa i compiti, non legga spontaneamente dei libri per piacere personale, eviti nel complesso tutte quelle attività che richiedono il processo di lettura e, spesso, anche di scrittura, in particolare sotto dettatura.
La modalità di evitamento può però variare a seconda delle caratteristiche peculiari del soggetto. Infatti alcuni mettono in atto reazioni comportamentali di tipo esplosivo, cioè le reazioni di rifiuto possono essere molto intense fino ad arrivare anche a livelli importanti di aggressività. Spesso sono bambini/ragazzi che effettuano lotte furibonde con i genitori per non fare i compiti, cercando di passare il maggior tempo possibile in altre attività in cui si sentono capaci e forti. Altri bambini, invece, possono manifestare reazioni comportamentali più di tipo implosivo, cioè rivolte verso se stessi e si colpevolizzano in continuazione per le proprie incapacità tanto da sviluppare anche sintomi depressivi; altri ancora, quando si tratta di andare a scuola o fare i compiti, lamentano disturbi somatici, quali mal di testa, mal di pancia, nausea, ecc.
La dislessia evolutiva può essere superficiale e fonologica. Per poter capire meglio le loro differenze sintomatologiche è opportuno fare riferimento alla lettura lessicale o visive e a quella fonologica o segmentale che funzionano in parallelo. La prima è più veloce perché consente un’elaborazione rapida e di riconoscere globalmente le parole e viene usata per la lettura di parole ad alta frequenza d’uso e di parole regolari. La seconda è più lenta e si usa per parole irregolari o poco usate o inventate o non appartenenti alla nostra lingua. La via lessicale e quella fonologica funzionano in parallelo e il lettore esperto utilizza la via più adatta a seconda della parola che deve leggere.
La Dislessia Superficiale è determinata da una difficoltà del lettore nell’identificare le parole con un processo unitario (via lessicale) e quindi dalla necessità di ricorrere ad una scomposizione sub-lessicale mediante la via fonologica. Questi due diversi tipi di letture hanno una diversa incidenza nelle diverse lingue. Ad esempio nell’inglese e nel francese in cui si utilizzano molte parole omofone o irregolari, per cui si utilizza la via lessicale, si ha una maggiore incidenza di disturbi di lettura di tipo fonologico.
La Disortografia consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto, es. agi per aghi; pese per pesce; puniale per pugnale. Altri errori sono: l’omissione e aggiunta di accenti: es. perche per perchè; l’omissione e aggiunta di doppie: es. palone per pallone. Hanno molta difficoltà col corsivo, scrivono più lentamente, le lettere hanno dimensioni irregolari, cambiamo facilmente tipo di scrittura alternando maiuscolo a minuscolo e corsivo, con le lettere che fluttuano sopra sotto il rigo base
La Discalculia è invece un disturbo nel manipolare i numeri, nell’eseguire calcoli rapidi a mente, nel recuperare i risultati delle tabelline e nell’eseguire diversi compiti.
È frequente trovare la compresenza nello stesso soggetto di più disturbi specifici dell’apprendimento (DISLESSIA + Disortografia + Discalculia e Disgrafia); o la compresenza di altri disturbi neuropsicologici (come l’ADHD, disturbo dell’attenzione con iperattività) e psicopatologici (ansia, depressione e disturbi della condotta).
Se vivessimo in una cultura orale i DSA non si manifesterebbero, perché non sarebbe richiesta la letto scrittura. Recenti studi ritengono che la dislessia ha anche un’origine genetica con un range compreso tra il 30-70% e che possono essere coinvolti diversi tipi di cromosomi. Imparare con più difficoltà non significa che il bambino dislessico non è in grado di apprendere.
Nella psicologia dell’età evolutiva un’autostima positiva è considerata il fattore centrale di un buon adattamento socio-emozionale. Un’autostima sana è considerata importante nei bambini, perché è in età infantile che si gettano le basi delle percezioni che si avranno di sé nel corso della vita.
Molti studi hanno messo in evidenza come il funzionamento scolastico rappresenti uno dei fattori più importanti in grado di condizionare l’autostima. Oltre a essere una componente base della salute mentale, l’autostima appare associata ai successi scolastici. Performance scolastica e autostima si trovano quindi in un rapporto interattivo. La conseguenza di questa interazione porta i bambini/ragazzi a comportarsi in modo inappropriato, provocando negli altri feedback tali da avvalorare ulteriormente l’immagine che si sono creati di sé stessi. In questo modo il giudizio degli altri diventa una profezia che si autoavvera. Le frustrazioni conseguenti alle difficoltà di apprendimento possono ridurre il livello di autostima dell’individuo e aumentare il rischio di disturbi emotivi-psicologici: ansia, enuresi, disturbi del comportamento, instabilità psicomotoria, depressione. Può mettere in atto meccanismi di difesa come disimpegno, bullismo, aggressività, inibizione, chiusura. L’instabilità può far parte di uno stato reazionale a una situazione ansiogena o problematica per il soggetto.
Ricordiamo che quanto più il bambino è piccolo, tanto più facilmente il suo modo di esprimere un disagio o una tensione psichica passa per il corpo.
Ma non è solo tutto negativo. Gli individui con Disturbi di apprendimento hanno dei punti di forza, come ad esempio:
- capacità di memorizzare per immagini e di fare collegamenti non convenzionali;
- creatività e capacità di produrre nuove idee;
- propensione alla selezione di argomenti in una discussione;
- abilità nelle soluzioni dei problemi che richiedono d’immaginare le soluzioni possibili e pensare in modo visivo piuttosto che verbale.