Psicologia-PNL di Terry Bruno
Che cos’è la prossemica, lo spazio che ognuno di noi gestisce intorno a sé rispetto agli altri
Continua il nostro viaggio all’interno della comunicazione non verbale
Molto spesso quando si parla di comunicazione non verbale ci si dimentica di parlare della prossemica, cioè lo spazio che ognuno di noi gestisce intorno a sé rispetto agli altri.
Lo spazio interpersonale è quello spazio “immaginato” fra noi e gli altri (che è sia spaziale in senso stretto, ma anche uditivo, olfattivo e visivo) la cui invasione scatena un comportamento di evitamento e fuga, ma anche una certa dose di disagio.
Vi sarà capitato qualche volta che una persona vi si sia avvicinata troppo, vi abbia guardato troppo a lungo, abbia alzato troppo la voce o abbia solleticato, con abbondante profumo, il vostro naso.
Quando la distanza è troppo ravvicinata
In queste situazioni la prima cosa che avete fatto è stato allontanarvi e ripristinare la distanza prossemica ottimale per voi.
L’esistenza di questo spazio e l’ostinata attenzione che attuiamo per cercare di proteggerlo sono talmente insiti in noi che possiamo prevedere esattamente dove si metterà, per esempio, il nuovo entrato in ascensore, e cioè nel punto più lontano possibile da tutti coloro che sono già all’interno, o di spalle, perché in questo modo la bolla intorno a noi può essere più ridotta.
Così come possiamo prevedere dove si siederanno coloro che si recano in biblioteca: verrà occupato per primo il posto all’angolo, poi quello diagonalmente al lato opposto e così via mantenendo la distanza fra i presenti. Nel momento in cui i posti più strategici sono terminati, si può assistere all’insorgenza di pile di libri a difesa della propria intimità di lettura.
E cosa facciamo se siamo in autobus o in metropolitana? Possiamo escogitare la strategia dell’evitamento dello sguardo o della lettura del giornale. Forse vogliamo veramente leggere, ma comunque stiamo anche cercando miseramente di salvare il nostro prezioso spazio sociale.
Hall e lo studio della prossemica
Chi studiò la prossemica fu l’antropologo Edward Hall, che considerò lo spazio dell’essere umano non delimitato solo dallo spazio fisico che il nostro corpo occupa o dal limite dei nostri vestiti, ma un qualcosa che va oltre. È una sorta di bolla invisibile, dentro cui non si gradisce la presenza di un’altra persona.
Egli divise questa bolla in 4 zone: distanza intima, personale, sociale e pubblica. Certo questo cambia in base alla fiducia, alla sicurezza e alla cultura. Basti pensare ai popoli di origine anglosassone che preferiscono mantenere una distanza interpersonale maggiore rispetto ai popoli mediterranei o latini americani.
Anche lo status sociale influenza la zona personale: più la posizione sociale o lavorativa è alta, maggiore sarà la distanza. Purtroppo la maggior parte dei capi non si rende conto di come questo loro modo di agire possa essere irritante e rendere gli altri insicuri. Per cui occorre fare attenzione ai segnali non verbali che vengono emessi dall’interlocutore.
Ci sono situazioni, come ho accennato prima, in cui non avvertiamo questo disagio, come ad esempio in una discoteca. Sembra, da alcuni studi, che la semplice vicinanza tra le persone produca un’attivazione generale o arousal (sudorazione, battito cardiaco…) non definita a priori positivamente o negativamente. Per cui se stiamo bene con noi stessi o siamo in una situazione confortevole, ecco che la vicinanza di altre persone non ci crea problemi. Quindi potremmo dire che la grandezza della nostra zona intima dipenda dal nostro stato d’animo.
Come ci accorgiamo che stiamo invadendo lo spazio dell’altro?
Un atteggiamento di disagio e di fuga si manifesta con l’indietreggiare, se si è in piedi nel momento in cui l’altro si avvicina troppo o tocca una parte del corpo o, se si è seduti, andrà indietro sullo schienale della sedia o poltrona. Oppure nel mettere oggetti che creino una sorta di divisione tra gli interlocutori.
Un’altro situazione legata alla prossemica la si può vedere a tavola da come due persone sono sedute e da come sono posizionati gli oggetti che vengono usati per tracciare i confini. Possono essere oggetti già presenti sul tavolo (sale, pepe, posacenere…) o personali (cellulare, accendino, penne…).
Alcune volte anche i gomiti possono essere usati per evitare che un’altra persona si sieda accanto (teatro, cinema…), ad esempio allargandoli per occupare il maggiore spazio possibile.
Allora impariamo a osservarci e a osservare, facendo attenzione alle nostre sensazioni e alle reazioni degli altri. Facciamolo il più possibile e scopriremo un mondo interessante e comprenderemo così il perché di tante nostre e altrui reazioni.