Bullismo: il coraggio di denunciare

Pubblicato su Karmanews

E’ di questi giorni la notizia di un ennesimo caso di bullismo, che ha spinto una ragazzina di 12 anni di Pordenone a tentare il suicidio. Non aveva più la forza di resistere a due compagni di scuola che la insultavano continuamente, dicendole che non valeva nulla e che non serviva a niente. «Buttati giù, suicidati, non vali niente», Per fortuna la ragazza, che si è salvata, ha parlato e anche i suoi compagni. E’ solo l’ennesimo caso di un fenomeno che coinvolge non solo gli adolescenti, ma adesso anche i bambini.

Forza e potere, valori anche per i giovanissimi

Oggigiorno l’immagine, il potere e la forza sono diventati dei valori e la ricerca di una propria identità attraverso la prestanza fisica e la prevaricazione è sempre più che mai inseguita e attuata. Si è cercato e si cerca tuttora di arginare questo modo di pensare, ma bisognerebbe agire non solo quando il fenomeno si manifesta, ma soprattutto in fase preventiva, portando gli adolescenti – e non solo loro – a vedere le cose da un diverso punto di vista.
BullismoIl bullismo è conosciuto in Italia dagli adolescenti (40%), ma comincia a lambire anche fasce di popolazione più giovane, come i bambini, sin dalla scuola materna. Da indagini effettuate su un’ampia casistica di ragazzi in Italia, si è osservato che circa il 40% di essi, in un’età compresa tra gli 8-11 anni, è vittima di atti di bullismo. Tale percentuale decresce significativamente con l’aumentare dell’età. Al contrario i prepotenti sono il 25%, sempre in riferimento allo stesso intervallo di età, ma si può osservare che nel periodo tra 11-18 anni si ha una stabilizzazione degli atti di prepotenza intorno al 20%.

L’omertà e la vergogna alimentano tale fenomeno che si presenta quando una persona continua a fare o a dire cose per avere la predominanza su un’altra e mira deliberatamente a fare del male e a danneggiare l’altro individuo.
Per molto tempo e, purtroppo ancora oggi, il comportamento da bullo è stato considerato una tappa fondamentale e inevitabile dello sviluppo. Questa visione è totalmente cambiata negli ultimi anni. Numerosi studi hanno dimostrato che il bullismo è un problema comportamentale con gravi effetti negativi sia nell’immediato che a lungo termine. Infatti esiste una correlazione tra bullismo, mobbing e stalking, tutti fenomeni in cui la prevaricazione e la disumanizzazione della vittima sono comuni in tutte queste manifestazioni.

Un grave problema sociale
Molti studi condotti in Europa e in America hanno evidenziato che il bullismo sta trasformandosi in qualcosa di più grave del razzismo, delle violenze sessuali e dell’uso di alcool o droghe, per cui esso diventa un problema non solo della scuola, ma anche della struttura sociale. Purtroppo attraverso i mass media veniamo a conoscenza di episodi sempre più frequenti di atti di bullismo, molti dei quali sfociano in suicidi. L’Italia sino a qualche tempo fa ne era quasi esente, al contrario di altri stati europei e americani, in cui invece tali eventi erano molto più consueti. Non sempre ne veniamo a conoscenza, in quanto molti casi, quelli meno eclatanti, vengono filtrati, gestiti in modo riservato e rimangono oscuri alla cronaca.

Gli insegnanti e chi da anni si occupa di fenomeni sociali sanno quanto sia difficile lavorare con i preadolescenti e gli adolescenti, in quanto essi cambiano in fretta e si disputano il potere nel gruppo con atti di prevaricazione sul più debole, sia esso timido o straniero o con un handicap o di religione diversa o omosessuale.

Ma chi è il bullo?
È una categoria ristretta di ragazzi che incute paura e gode di una popolarità; si presenta in genere come il “terzetto”; manca di empatia, è insensibile ai sentimenti degli altri e ha difficoltà a creare rapporti; ha un forte bisogno di dominare gli altri e non vede il loro punto di vista; forte fisicamente, non è stato educato a controllare l’aggressività.
L’atteggiamento negativo del bullo tende a diventare parte integrante della sua personalità.

E la vittima?
La vittima invece è tranquilla, facile al pianto, riservata e sensibile. Tende a non reagire di fronte alle provocazioni e chiede l’appoggio degli adulti. Spesso è insicura e con scarsa stima di sé; a volte è iperprotetta nell’infanzia o, al contrario, trascurata. Può essere un ragazzo diverso dagli altri per qualche caratteristica fisica o psicologica. Nel tempo diventerà sempre più insicuro e ansioso, fino al punto di cadere in depressione.

Il cyberbullismo
Il bullismo non viene più espletato solo a scuola, ma si insinua anche tra le mura di casa tramite mezzi elettronici, come e-mail, telefoni cellulari (WhatsApp ha ormai valenza superiore rispetto ai social network, per la creazione di gruppi) e siti web (Facebook, Instagram, Ask, blog, forum, video).

Parliamo quindi di cyberbullismo. In questo modo la vittima vive sensazioni di malessere anche dove dovrebbe sentirsi al sicuro.
Nell’ambiente apparentemente virtuale il bullo può distruggere non solo l’autostima della vittima predestinata, ma anche la sua immagine pubblica, creando una tale pressione psicologica da spingerla a gesti estremi sempre più noti alla cronaca. Una ricerca multiregionale italiana del 2008 rivela che il 34% degli adolescenti italiani ha praticato almeno una volta il cyberbullismo, con una percentuale significativa anche tra le ragazze (29% contro il 39% dei maschi).

Differenze tra il bullismo maschile e femminile
L’atto prevaricatorio presenta delle differenze tra maschi e femmine. L’azione femminile è più subdola in quanto raramente ricorre all’uso della violenza fisica, che è più maschile, quanto piuttosto all’uso delle parole e l’isolamento della vittima designata. La violenza psicologica (minacce, calunnie, derisioni, offese sull’aspetto fisico e psichico) è, quindi, l’arma più utilizzata dalle ragazze.
I ragazzi, invece, ricorrono all’uso della forza con pugni, calci, strattonamenti, bruciature di sigarette su varie parti del corpo, sino ad arrivare in alcuni a casi ad incendiare i capelli di coloro che ritengono non essere degni di rispetto e attenzione. Non mancano comunque le minacce e le offese verbali.

I genitori possono accorgersi se i loro figli sono vittime di bullismo quando c’è un cambiamento repentino del loro modo di vivere la quotidianità: sbalzi di umore, isolamento sociale, scarso rendimento scolastico, rifiuto di andare a scuola con una sintomatologia abbastanza evidente (mal di pancia, vomito, diarrea, alterazione della temperatura corporea).

Gli insegnanti, a loro volta, dovrebbero evitare di mettere su un piatto d’argento alcuni aspetti negativi di un loro studente che possono, in seguito, essere presi dal bullo e dai suoi sostenitori come spunto ideale per una loro prevaricazione. È comprensibile che è difficile poter individuare l’atto di disumanizzzazione, ma è fondamentale che i ragazzi possano sentirsi accolti e compresi. Occorre creare un gruppo classe che permetta di evitare l’instaurarsi di piccoli focolai che possano dare origine a isolamenti ed emarginazioni. Individuare chi possa essere oggetto di tali azioni può essere d’aiuto per prevenire qualcosa che involontariamente

Stop al bullismo
Stop al bullismo

potrebbe sfociare in una conseguenza senza ritorno. I sensi di colpa e d’inadeguatezza, da parte del corpo docente e non solo, verrebbero così ridotti. La collaborazione tra la scuola e la famiglia risulta fondamentale per prevenire la diffusione di tale fenomeno. In particolare il ruolo della scuola diventa sempre più basilare, in quanto il bullismo nasce tra le mura scolastiche per poi estendersi tra quelle di casa, una volta luogo di protezione e sicurezza. Insomma, il ruolo della scuola oggi non è più solo quello di insegnare nozioni, espressioni matematiche, cultura, quanto quello d’insegnare, insieme alla famiglia, l’arte del vivere: scoprire quante capacità e quale patrimonio di emozioni ognuno di noi ha per immunizzarsi dalla violenza e riuscire così a regolare, comporre e sedare ogni forma di conflitto.

I ragazzi dicono Ma basta!
Per fortuna qualcuno si ribella: 14 studenti di Lecce hanno fondato un’associazione anti-bulli. Un progetto nato per iniziativa degli allievi dell’istituto Galilei-Costa, che si sono associati contro la prepotenza e il sopruso con una campagna di sensibilizzazione sulla rete (il sito, ancora in costruzione, è http://www.mabasta.org) e sui social (la loro pagina Facebook si chiama “Mabasta”, acronimo di Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti. Hanno aperto la pagina del movimento e ora puntano  a coinvolgere le scuole di tutta Italia. E gli adulti… stanno a guardare?

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo